venerdì 15 maggio 2009

Ama il prossimo, combatti il vicino

Se dovessi vedermela solo con i clienti, anche i più agguerriti, non sarebbe tanto male. Purtroppo si aggiungono alla contesa anche la mia famiglia, il personale e i vicini. Bisogna essere molto ben allenati per tenere testa a tutti.
I vicini sono forse quelli che danno meno problemi ma, chissà perchè, non perdoniamo loro colpe che saremmo disposti ad ignorare se solo riguardassero qualche familiare o amico. Sarà per il fatto che non ce li siamo scelti, che ci sono stati imposti da una qualche divinità urbana. Ci sarà una ragione per cui in campagna i vicini si aiutano mentre in città si combattono. Comunque sia, le cose stanno cambiando in fretta: le campagne si stanno spopolando e non dovremo più preoccuparci di questa stridente differenza.

I nostri rapporti con i vicini sono sempre stati piuttosto cordiali e non si sono mai verificati episodi troppo spiacevoli. Quando il lavoro entra nella fase più intensa però, anche fatti di poco conto possono essere decisivi nel rompere gli equilibri. Come quella volta in cui il genero della signora che vive nella casa accanto (a sinistra), il giorno di Ferragosto, arriva con il suo Mercedes presidenziale e parcheggia nella nostra proprietà, sul nostro "passo carrabile", dove solitamente sostano le nostre auto. Mio padre non gli ha lasciato nemmeno il tempo di scendere dalla macchina e gli ha abbaiato contro come un mastino finchè quello non ha fatto retromarcia e ha parcheggiato dove doveva: nel parcheggio pubblico. Se vi sembra una reazione esagerata provate ad entrare in un albergo della riviera il giorno di Ferragosto: noterete che le vene del collo di chi ci lavora sono insolitamente gonfie e che le persone si muovono a scatti, come incalzate da piccole scosse elettriche. Non c'è da scherzarci troppo.
Soltanto con il figlio della medesima signora abbiamo raggiunto un tacito accordo. Lui vive ancora lì ed è stato per diversi anni il mio miglior amico dell'estate. Da bambini eravamo inseparabili, sempre a giocare insieme: io, lui, mio fratello e il figlio del fornaio di fronte. Non ricordo l'anno in cui questo sodalizio si interruppe ma accadde all'improvviso. Penso sia stato perchè ognuno di noi fu costretto a smettere di giocare per cominciare a lavorare, noi in albergo, lui con il padre marmista e il figlio del fornaio...al forno. Arrivarono le prime responsabilità e si portarono via ogni cosa. Tutta la complicità è andata perduta e adesso ci limitiamo a salutarci, raramente scambiamo qualche battuta. E' molto ingrassato, beve e fuma troppo (c'è stato un periodo in cui, dopo ogni fine settimana, la sua macchina aveva una bozza o una strisciata in più sulla carrozzeria). I suoi genitori si sono separati molti anni fa, le sue due sorelle si sono sposate e lui è rimasto solo con la madre, la quale, peraltro, cade vittima di attacchi isterici molto pericolosi. Lavora tutto il giorno e quando arriva a casa la sera è così stanco che riesce solo a mangiare e a mettersi a letto davanti alla tv. Mi capita spesso di sentirlo dalla finestra aperta della sua stanza al primo piano: alle voci della televisione si sovrappone spesso il suo russare violento. Esce solo il venerdì sera, non so con chi o dove vada ma poi trascorre sia il sabato che la domenica in casa, probabilmente per riaversi dagli effetti di qualche pratica devastante.
Ad ogni modo, è abbastanza collaborativo: lascia quasi sempre il passaggio libero e quelle volte che non lo fa è sempre pronto a spostare la macchina oppure a darmi le chiavi. In fondo usufruisce del passaggio per tutto il resto dell'anno. E' un buono ma è solo e, quel che è peggio, mi pare rassegnato.

Al piano terra della stessa casa si trova il negozio di frutta e verdura dal quale ci riforniamo. E' gestito da sempre dalla stessa famiglia ma ormai ci lavorano solo i due anziani coniugi e il loro figlio maggiore. I figli più giovani hanno avuto il buon senso di svignarsela.
Se la condizione del mio amico di cui sopra mi preoccupa, quella del figlio maggiore dei fruttivendoli mi spaventa. Non l'ho mai visto in un luogo diverso e in una circostanza diversa da quelli del negozio. Ha passato da un pezzo i quaranta e non ha altra distrazione che il lavoro. Ha sempre qualcosa per cui recriminare e ha l'aspetto di un naufrago scampato ad un tifone. Si attacca con i genitori ogni santo giorno, per i motivi più sciocchi. A volte le urla si sentono fino in fondo alla via e non si fanno problemi a metter su una delle loro scenate in presenza dei clienti. Più di una volta, andando a far l'ordine per la cucina, mi sono trovato in mezzo alle loro "scagnarate". Non è raro vedere altri albergatori o ristoratori andarsene esasperati lasciando il biglietto della spesa. Io mi imbarazzo da morire e tento qualche accenno di pacificazione, soprattutto quando la diatriba sorge per colpa mia, ossia per qualcosa di connesso alle mie richieste (l'unica nota positiva è che discutono sempre in dialetto e questo contribuisce molto a sdrammatizzare).

Il bar dall'altra parte della strada ha chiuso per ferie e riaprirà solo a fine mese. Non è l'unico locale a farlo. Poco prima che inizi il ballo, ci si prende qualche settimana per ricaricare le batterie. Non sono molto convinto che funzioni ma vorrei poter provare. Invece devo affrontare questo gigante affamato così come mi trovo. Per come mi sento, mi pare di non avere altro che una spada di plastica.

Accanto al bar, proprio di fronte all'albergo, c'è una palazzina di tre piani in cui si affittano appartamenti ai turisti. Al piano terra fino allo scorso anno c'era un negozio di tappeti persiani. Se un tappeto dà un tono alla stanza, un negozio di tappeti dà un tono alla via e questo è l'unica ragione di rimpianto. Si dice che il titolare sia scomparso senza finire di pagare l'affitto e molte altre cose. Era un iraniano, o un siriano, non ricordo bene. Da quando ha aperto, qualche anno fa, ha tenuto sempre affissi alle vetrine grandi manifesti che annunciavano: SVUOTA TUTTO o SVENDITA TOTALE o FINO AD ESAURIMENTO. Solo un anno dopo l'apertura si sparse la voce che avrebbe chiuso e la stessa cosa veniva ribadita ogni anno. Tattiche millenarie da mercante orientale. Adesso tutte le serrande sono abbassate, sormontate dal cartello "affittasi". Non sono per niente fiducioso.

In un'altra palazzina qualche decina di metri più avanti, in direzione del mare, la situazione è piuttosto vivace. Per anni l'immobile è stato dato in affitto a famiglie di pataccari napoletani fino alla sera in cui alcuni di loro si sono messi a scaraventare sedie e tavoli contro la vetrata dell'hotel accanto al nostro (a destra). Io ero ancora un ragazzino e ricordo che stavo disegnando seduto ad un tavolo della sala da pranzo quando ho sentito questa cascata di vetro rovesciarsi sul pavimento e poi il proprietario dell'albergo urlare: "mi avete rovinatoooo!"
Non ho mai saputo quali fossero stati i motivi alla base del gesto. Quando sono arrivati i carabinieri e hanno bussato alla porta della palazzina, uno dei responsabili, tale Gennarino, ha aperto la porta sbadigliando in faccia al gendarme, come se quello sconsiderato avesse potuto svegliarlo a quell'ora di notte, quando tutti i bravi guaglioni dormono beatamente.
Ero poco più di un bambino ma mi è parsa una scena ridicola.
Da quel momento in poi niente più napoletani. Lo stabile è stato ritrutturato e rinnovato e i locali sono stati affittati a lavoratori stranieri, soprattutto albanesi. Una volta c'era un uomo agli arresti domiciliari e i carabinieri passavano ogni giorno per il controllo di rito. Alla fine di quell'estate seppi che il tizio riuscì a scappare imbarcandosi clandestinamente al porto di Ancona.
Quest'anno ci sono grosse novità. A quanto pare tutti i locali sono stati affittati alle dipendenti di un night club. Una di queste è stata ribattezzata maitresse dagli altri abitanti della via, in quanto incaricata di dirigere e coordinare lo staff. Una morettina sui trent'anni con il caschetto, alta al massimo 1.60, abbronzata e piuttosto discinta nel vestire, che Dio la benedica. Ha tre cani, due Chihuahua e un Cavalier King, che ogni tanto saltano il cancello (o passano in mezzo alle sbarre, non ho ancora ben capito) e la costringono a frenetiche rincorse per la strada strillando i loro nomi. Il Cavalier si chiama Camilla. Dopo averli agguantati li prende in braccio e li sbaciucchia rimproverandoli per aver fatto i cattivi.
A volte ho visto un pulmino o un taxi fermarsi davanti alla casa e caricare o scaricare qualche ragazza. Il traffico aumenta il venerdì e il sabato sera. Se non portano il lavoro a casa, possono durare tutta l'estate.

1 commento:

  1. Caro Albergatore, che dire? Direi che la situazione dai napoletani alla maitresse (o eintreneueuneneneuse come disse un certo Nicola) è decisamente migliorata. Certo se riuscissi a registrare il litigio in dialetto ed a postarlo, sarebbe magnifico! Grandissimo!

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