domenica 23 ottobre 2011

Un ricordo personale



Non sono un appassionato di motori e nemmeno un vero tifoso. Seguo le gare in tv ma in modo un pò distratto e raramente mi permetto qualche commento, anche quando la sala tv è gremita di clienti che guardano il gran premio di Formula 1 o di Moto GP. Sotto questo aspetto sono un romagnolo atipico. Tuttavia, sento il bisogno di contribuire al ricordo di Marco Simoncelli, ma non perchè fosse delle mie parti e vivesse a pochi chilometri da dove vivo io. Non era il solo, dopotutto.
Da qualche anno a questa parte mi è capitato di incrociarlo quando, con i suoi amici, passava di qui per andare al ristorante-pizzeria in fondo alla via. Arrivava più o meno sempre all'ora in cui io staccavo dal lavoro quindi piuttosto tardi, quando le strade e i locali si erano già svuotati. Parcheggiava dove parcheggio io di solito e più di una volta l'ho visto uscire dalla sua macchina mentre io entravo nella mia. Non ho mai azzardato un saluto, tantomeno mi sono permesso di chiedergli un autografo o una foto. Semplicemente, lo vedevo come un ragazzo che voleva rilassarsi un pò con gli amici di sempre nelle poche occasioni in cui passava da casa e non credevo fosse il caso di ricordargli che era anche uno sportivo conosciuto in tutto il mondo, quindi una celebrità. Sicuramente, qualcun altro l'avrebbe fatto un minuto dopo o anche meno. 
Una sera è passato davanti all' hotel e alcuni clienti, nonchè il nostro cuoco, l'hanno fermato per salutarlo e per scattare qualche foto con il cellulare. Hanno detto che si era dimostrato molto disponibile, simpatico, un tipo "alla mano", proprio come appariva in tv e questo non è mai un fatto scontato. Infatti le prime volte che l'avevo sentito parlare, rilasciando un'intervista o commentando una gara, mi ero chiesto: ma questo qui ci è o ci fa? Mi sembrava troppo nature per essere vero e avevo il sospetto che calcasse su quei tasti che Valentino Rossi aveva progressivamente smesso di pigiare per costruirsi un'immagine più neutrale ed esportabile. Anche quella testa di riccioli biondi mi pareva un tentativo di emulare e, allo stesso tempo, superare il modello vincente di Valentino che, oltre ad essersi imposto in pista, aveva saputo farlo anche tra i media. E così, mentre i riccioli di Simoncelli sbocciavano, crescevano e proliferavano, quelli di Rossi sparivano. Prima o poi, mi dicevo, se li taglierà anche lui, magari dopo che avrà vinto il suo primo campionato del mondo nella Moto GP o anche prima, quando sarebbe diventato uno dei piloti "top", come si usa dire. Ma quei ricci non sono mai scomparsi e mi azzardo a dire che non l'avrebbero mai fatto. Per non citare la sua cadenza romagnola al limite della parodia. Col tempo, però, ho capito che Simoncelli era proprio così e che non sentiva alcun bisogno di cambiare o di correggersi. Ho la sensazione che fosse così felice di fare qualcosa che amava profondamente, di vivere la vita che aveva sempre sognato che non credesse di dover fare niente di più e niente di meno. Si stava impegnando per migliorarsi, anno dopo anno, ed era tutto ciò che pretendeva da se stesso, anche a costo di errori gravi e di critiche tanto severe quanto giustificate. Se aveva sogni di gloria, com'è normale che fosse, li aveva inseriti in fondo alla sua personale lista delle priorità, in modo da non esserne distratto o fuorviato.
Al ristorante gli apparecchiavano un tavolo dietro la cucina. Praticamente mangiava in un cortile che fungeva da parcheggio e da rimessa per le attrezzature più varie. Era l'unico modo per mangiare in pace e per non essere disturbato continuamente e non è certo quello che nessuno di noi s' immagina quando  decide di andare a cena fuori. Eppure, ne sono convinto, lui aspettava e coglieva ogni occasione per poterlo fare.
Mi è sembrato giusto ricordarlo soprattutto per questo.

sabato 1 ottobre 2011

Quando l'abito fa il monaco

Ci sono luoghi a cui associamo il ricordo di un periodo particolare della nostra vita. La parrocchia di San Lorenzo in Correggiano a Rimini è per me uno di questi luoghi. Diversi anni fa, prestando servizio civile per un' associazione culturale di Rimini (Comunità Aperta, la stessa che organizza il premio giornalistico televisivo intitolato Ilaria Alpi e Miran Hrovatin), mi era stato assegnato come alloggio proprio quella parrocchia. Non che dormissi sulle panche della chiesa, intendiamoci. Avevo la mia branda in uno stanzone di otto letti nell'edificio attiguo, quello che faceva parte della canonica. Pur distando pochi chilometri da casa mi fermavo là per tre notti a settimana, soprattutto per stare in compagnia con uno dei miei colleghi obiettori, Andrea, di cui sono diventato amico e che proprio quest'estate è tornato a trovarmi trascorrendo quasi due settimane nel mio hotel con sua figlia Alice. So che Andrea legge questo blog e ne approfitto per salutarlo, nonchè per dividere con lui la mia indignazione per quello che mi appresto a scrivere.
Prestavamo servizio a Radio Icaro, l'emittente diocesana che ha sede al secondo piano di Palazzo Marvelli, in via Cairoli a Rimini. Al primo piano dello stesso stabile, c'è la redazione de Il Ponte, di cui era ed è tuttora direttore don Giovanni Tonelli, parroco di San Lorenzo in Correggiano.
C'erano anche altri obiettori e tutti avevano l'alloggio assegnato nello stanzone  ma si limitavano a lasciare il pigiama sul cuscino. In fondo, non potevo biasimarli: non c'era praticamente riscaldamento perchè i piccoli e vecchi caloriferi non erano sufficienti a riscaldare un ambiente tanto grande. Io e Andrea ci svegliavamo al mattino con la faccia congelata e ci volevano almeno 10 minuti di stretching facciale per riuscire ad articolare la prima parola.
I bagni e le doccie si trovavano al piano terra, in un'altra ala dell'edificio e bisognava attraversare un passaggio esposto alle correnti e anche alla fauna locale. Non era raro avvistare scorpioni, ragni, lucertole e anche qualche bisciolina. Quei locali erano da condividere con alcuni muratori extracomunitari che vivevano nello stesso complesso, ospiti della parrocchia.
Nel nostro stanzone l'unico altro pensionante era un albanese sulla trentina che lavorava per un'azienda di abbigliamento di San Marino e che si fermava a dormire a San Lorenzo quando non era in giro per lavoro. A volte tornava a Rimini nel cuore della notte, entrava nello stanzone mentre noi eravamo sprofondati in un sonno da ibernati, staccava dalla presa elettrica il caricabatterie di Andrea e ci attaccava il proprio. Il mio amico e collega si ritrovava quindi con il telefono scarico e questo lo mandava puntualmente in bestia perchè gli serviva per lavorare. Per fortuna ha tenuto duro e adesso è un giornalista di professione e, presumo, abbia anche un secondo telefono aziendale che lo rende immune da certi scherzi.
Quando nevicava, e quell'inverno nevicò, gli autobus di linea si fermavano ai piedi della collina e noi dovevamo farcela a piedi, al buio, con la neve fin sopra le caviglie, fino in cima. Ci consolavamo con una delle pizze migliori di tutta Rimini, quella della pizzeria "Da Carlo" che si trova vicino alla fermata.
Spesso, quando ritornavamo a San Lorenzo il lunedì, trovavamo la cucina svaligiata dagli scout o da altre comitive che avevano animato i locali la domenica precedente e non c'era più traccia delle nostre già povere scorte di vivande. Un motivo in più per scendere Da Carlo per la sua squisita pizza napoletana.

Quando ho letto sulla cronaca locale che nella chiesa di San Lorenzo in Correggiano era stato officiato il matrimonio della sorella della consigliera regionale più famosa d'Italia, Nicole Minetti, e ho visto le foto della stessa con addosso un vestito che definire succinto è opera di alta diplomazia, ho sentito un crack dentro il petto.
Ammettendo che i fotografi avrebbero comunque atteso al varco uno dei personaggi più chiacchierati dell'anno, credo che, almeno per rispetto della sposa (sua sorella, non una lontana cugina o una semplice amica) avrebbe dovuto optare per qualcosa di meno appariscente. Evidentemente, il detto l'abito non fa il monaco non può valere per tutti. Ad ogni modo, come ben mi si potrebbe ribattere, saranno pure fatti loro...Io me ne sono occupato solo perchè l'evento ha smosso qualche ricordo e perchè le belle esperienze che abbiamo vissuto in certi luoghi lasciano là una piccola parte di noi. E la piccola parte di me che è rimasta a San Lorenzo in Correggiano ha sofferto non poco!