martedì 19 maggio 2009

Sentirsi a casa


Odio sentirmi a casa, quando vado da qualche parte.
(George Bernard Shaw)

Tutti credono che il complimento migliore che un albergatore possa ricevere dai suoi clienti sia:"qui mi sento come a casa!". Dipende da chi lo dice, a volte suona più come una minaccia. Comunque, è una grande responsabilità. La gente è capace di cose tremende, a casa propria: fare la pipì sul divano (e non mi riferisco ai bambini), sedersi a tavola in costume da bagno, schizzare i muri di Coca-Cola e mettere il parmigiano sugli spaghetti alle vongole. Quando le persone si sentono a loro agio allentano i freni inibitori.
Eppure, non dovrebbe essere poi così brutto smarrirsi un pò, trovarsi in situazioni nuove, provare sapori differenti. Un pizzico di incertezza è salutare, ci risveglia i sensi e stimola il cervello a mettersi in moto dopo un lungo periodo trascorso con il pilota automatico. E ci preserva dalle macchie indelebili che rovinano un bel tessuto.
E' vero che un soggiorno sulla riviera romagnola, in hotel a conduzione familiare, con le spiagge attrezzate per neonati ed animali, non è il prototipo di vacanza per chi cerca l'avventura ma è altrettanto vero che le vacanze migliori sono quelle in cui riusciamo a dimenticarci tutto ciò che abbiamo lasciato alla partenza e che ritroveremo al ritorno. Non è raro veder arrivare persone piene di diffidenza e di ritrosia, uomini soprattutto (giacchè le donne sono più aperte, curiose e desiderose di evasione), che avrebbero preferito restarsene dov'erano invece di trascinarsi dietro tutti e tutto per chilometri e chilometri, oppure convinti da amici o parenti ad aggregarsi alla compagnia. Gli si può leggere in viso che non sono affatto contenti di essere stati distolti dai loro problemi e dai loro pensieri i quali, ne sono assolutamente convinti, si aggraveranno solo per il fatto che non siano rimasti là a covarli. Non vogliono sentirsi a casa, vogliono essere a casa.
Per fortuna, nella maggior parte dei casi, questa situazione non dura che qualche giorno. Osservare il cambiamento può essere illuminante. Cominciano tenendosi in disparte, evitando ogni contatto, leggendo lo stesso giornale per trenta volte al giorno, mangiando il gelato in un angolo semibuio da dove possono tenere d'occhio tutti fino a quando capiscono che non possono rifiutare l'ennesimo invito a giocare a carte o a bocce. A quel punto si accorgono che non è così male, che possono sopravvivere a qualche distrazione e che gli è concesso anche posare il loro fardello per un pò. Li ritrovi gli ultimi due giorni in mezzo al gruppo, abbronzati e leggermente straniti, a seguire con vero interesse una conversazione sui motori diesel di vecchia generazione o sulla preparazione di qualche formaggio tipico. Si sono scordati di casa proprio quando è il momento di ripartire ma in definitiva chi se l'aspettava?

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