giovedì 24 febbraio 2011

Liebster Blog

Un premio piovuto dal cielo, è proprio il caso di dirlo! Nella fattispecie, IL CIELO AZZURRO della Stefy, che ringrazio di cuore. Naturalmente, il premio più gradito per chi cura un blog è l'apprezzamento di chi lo segue. In questo senso, il premio Liebster Blog, al di là di un riconoscimento che significa semplicemente: "mi piace!", ha il grande merito di creare un circolo virtuoso per la scoperta di altri blogs. Quindi lo giro a mia volta ad altri:
- Jessica Steward (Romephotoblog) perchè nel momento in cui l'Italia non mi è mai parsa tanto brutta, solo gli occhi di uno straniero riescono a restituirle un pò della sua bellezza perduta.
- Contenebbia (Il Teatro dei Vampiri) per lo sguardo burlesco, grottesco, barocco e fiabesco che un certo tipo di cinema riversa sulla realtà, rischiando però di esserne travolto....
- Un'esperta del settore (Prestazione occasionale) perchè in un paese in cui 1 giovane su 3 ha coscientemente rinunciato alla ricerca di un' occupazione, c'è ancora qualcuno che non molla e che ha inserito stabilmente nella propria dieta qualche "rospo" pur di non abbandonare la propria vocazione.

mercoledì 16 febbraio 2011

Vita e opere di un cameriere


Una filettatura grossolanamente eseguita rovinerebbe certamente il lavoro del migliore chef un circolazione oltre a rendere superflua la vita di una sogliola.
(Ennio Stocco - Maitre al Grand Hotel)
Al porto di Rimini, in uno degli angoli della città più caratteristici, più frequentati e di cui i riminesi sono, a ragione, molto gelosi, si trova una libreria un pò particolare. Qualcuno, soprattutto chi ama i libri, potrebbe anche rifiutarsi di definirla così e non avrebbe tutti i torti.
La Libreria del Porto è una tensostruttura in plastica e metallo esposta in ogni direzione agli agenti atmosferici e agli elementi. Sabbia, salsedine e umidità la fanno da padroni, per non parlare del calore, visto che il sole ci picchia sopra senza interruzione dall'alba al tramonto. La conseguenza più evidente di tutto questo la si nota appena entrati: sugli scaffali più di un volume ha la copertina "arricciata", ripiegata su se stessa, in una chiara espressione di disgusto e sofferenza cartacei. Inoltre, prendendo in mano un libro qualunque, si percepisce immediatamente lo spesso strato di sabbia e polvere che lo ricopre. La sabbia è anche all'interno, tra le pagine che frusciano e scricchiolano in maniera impressionante.
Per i feticisti del libro, un'esperienza da non perdere. O da evitare assolutamente.
Comunque sia, se mi trovo da quelle parti non rinuncio mai ad una visita, soprattutto da quando ho scoperto che c'è un angolino dedicato alla riviera romagnola: volumi di editori locali o che hanno ad oggetto la vita, i costumi e le tradizioni di questo lembo di costa. Lì in mezzo ho scovato Maitre al Grand Hotel di Ennio Stocco, per trent'anni al servizio del Grand Hotel di Rimini.
Quindici euro per un volumetto in brossura di 116 pagine più altre 16 di fotografie. Non sono pochi! L'ho acquistato per vedere se mi ci fossi ritrovato almeno un pò, nonostante la differenza di categoria e, di conseguenza, di  tipologia di clientela. E poi ero curioso di scoprire un punto di vista diverso dal mio sulla realtà del turismo romagnolo.

Tanto per cominciare Ennio Stocco non è romagnolo ma veneto. E' arrivato a Rimini nel 1968 dopo varie esperienze in altri alberghi italiani e stranieri. Ha cominciato a fare il cameriere per caso all'età di 16 anni. Non ha frequentato una scuola professionale, a malapena è riuscito a finire le scuole medie, nonostante ciò scrive:
"Il cameriere professionista si riconosce dai dettagli. Il portamento prima di tutto. Il modo in cui si muove fra i tavoli dovrebbe far pensare a quello di un padrone di casa con i suoi ospiti. Cortese, sempre, mai sfacciato, mai invadente. Non ci si intrattiene a chiacchierare più del tempo dovuto e non si affrontano argomenti personali nè si espongono opinioni personali. Su sollecitazione del cliente si dovrebbe essere in grado di parlare per ore del tempo atmosferico".
Lo stile lascia un pò a desiderare, d'accordo, questo non impedisce di evidenziare il fatto più importante: la piena realizzazione della propria vocazione. Non è cosa da poco!
Se penso a tutte le persone che ogni anno si offrono per lavorare in albergo, proponendosi per due o tre mansioni diverse (una vale l'altra, purchè si possa lavorare), mi prende una gran tristezza.

"Nei lunghi anni di servizio ne ho viste di tutti i colori, forme e dimensioni".
Non potrebbe essere altrimenti e sono sicuro che gli aneddoti narrati nel libro costituiscono una minima parte di quelli effettivi. Inoltre, quando si lavora per una vita nel settore dell'accoglienza, si sviluppa una deontologia del tutto simile a quella di un medico, un avvocato o un giornalista, e anche dopo il congedo non si può venir meno agli obblighi nei confronti dei pazienti,  degli assistiti, delle fonti o dei clienti. E' una questione di onore e lealtà. Probabilmente i segreti più scottanti, le rivelazioni più scabrose, gli avvenimenti più raccapriccianti, sono confidate solo alle persone più vicine e fidate e scompaiono con la morte del loro depositario.
Bush e Gorbaciov, Lady Diana, Shimon Peres, Spadolini, Enzo Biagi, Sharon Stone e naturalmente Federico Fellini. Chiunque sa che il mito del Grand Hotel di Rimini nasce con i suoi film e lui stesso era solito soggiornarci quando tornava a Rimini. Il Grand Hotel era uno dei pochissimi angoli della città sopravissuti al grande cambiamento, dopo le devastazioni belliche e poi con l'arrivo del turismo di massa.  Quando Fellini è partito per Roma nel 1937, la villeggiatura era un privilegio di pochi: ricchi, nobili, gente che aveva troppo tempo libero e doveva trovare il modo di riempirlo. Tutti gli altri erano troppo occupati a cercare di sopravvivere.
Fellini non ha accettato fino in fondo ciò che Rimini era diventata nel secondo dopoguerra e non ne ha mai fatto segreto. Come ha ribadito in più di un'occasione, Rimini per lui era più che altro una "dimensione della memoria "e come tale riusciva a viverla tra le mura del Grand Hotel. Infatti, Stocco  testimonia che quando morì, al Grand Hotel arrivarono decine di messaggi di cordoglio: "...tra questi quello di Woody Allen che credeva che l'albergo fosse di proprietà di Fellini".

C'è un altro aneddoto che, pur non riguardando uno dei clienti dell'albergo, Stocco riporta con dovizia.
Un suo collega con la passione della musica e del canto si doveva esibire in una gara canora in un locale vicino al Grand Hotel. La proclamazione del vincitore sarebbe stata decisa dagli applausi. Stocco e gli altri colleghi, non potendo permettersi l'ingresso e le consumazioni del locale, facevano il tifo dall'esterno ma quando l'organizzazione si accorse del baccano proveniente da fuori, squalificò il povero concorrente decretando la vittoria dell'avversario, un certo Silvio Berlusconi.

I ricconi russi, la mucillaggine, i furti di asciugamani... nell'autobiografia del maitre Stocco c'è tutto il repertorio di quella specie di rappresentazione che va in replica ogni estate ormai da sessant'anni. Stocco è della vecchia scuola e dedica un intero capitolo a magnificare la propria professione, confermando allo stesso tempo il luogo comune che vuole i camerieri attori discreti, spesso inosservati o addirittura trasparenti, ma fondamentali. E non risparmia una frecciata a coloro che si prendono, non sempre meritatamente, la luce dei riflettori:
"Oggi è di moda fare programmi di cucina, vediamo chef da ogni parte, menu creativi, a basso costo, veloci. Applausi, complimenti. Qualche cuoco addirittura è entrato a lavorare in televisione. Non c'è un telegiornale che tralasci la rubrica dedicata alle ricette tipiche o alla dieta mediterranea con consigli e preparazioni culinarie dal vivo. Camerieri mai!"

mercoledì 2 febbraio 2011

Il mare d'inverno


La maggior parte degli albergatori romagnoli si gode il proprio mare in inverno. Naturalmente, non si fanno il bagno, non si sdraiano sulla sabbia per abbronzarsi e nemmeno si mettono a giocare a "racchettoni". C'è chi va a pescare, chi passeggia, corre o pedala sul lungomare, chi si diverte a scovare monete e monili con il bastone del moderno rabdomante: il metal detector. Tutte cose un pò tristi,  diciamo la verità, non tanto in sè stesse ma in rapporto al modo in cui si vive il mare durante l'estate.

Da bambino andavo al mare con la nonna perchè i miei genitori erano impegnati con il lavoro in albergo. Ormai ho pochi e vaghi ricordi di quei giorni.
Crescendo e iniziando a dare il mio contributo nell'attività, dedicavo al mare qualche ora nel pomeriggio, soprattutto per farmi lunghi bagni data la mia scarsa autonomia nell'espormi inerme al sole. In una di queste occasioni - era il 14 di agosto - dopo la tradizionale "camminata di Ferragosto" che ogni hotel organizzava con i propri clienti, sudato ed accaldato mi precipitai in spiaggia per un bagno rinfrescante. Correndo tra le file di ombrelloni  con la visuale della battigia che si apriva davanti a me, mi sorpresi nel constatare che non c'era nessuno in acqua. E dire che erano appena passate le cinque e mezza del pomeriggio, faceva un caldo della malora e la spiaggia era gremita di persone.
Quando arrivai sulla riva rimasi qualche secondo confuso e perplesso. Non riuscivo a capire. Volgendo lo sguardo sia a destra che a sinistra, per diverse centinaia di metri lungo la costa, non riuscivo ad individuare neanche un "bagnante". C'erano solo persone che, proprio come me, fissavano l'orizzonte con una certa delusione, come di chi si fosse preparato ad una bella passeggiata ma si fosse accorto che fuori piove.
Questo piccolo shock deve aver distolto la mia attenzione dalla reale causa del problema che mi si palesò appena abbassai lo sguardo: una ricca  e viscida schiuma marrone lambiva le dita dei miei piedi. Il mio primo pensiero fu: che cavolo hanno scaricato? Poi mi accorsi che il mare, tutto il mare, era dello stesso color marrone. E individuai anche un uomo, a poche decine di metri davanti a me, che stava in piedi in mezzo all'acqua e che era completamente ricoperto di quella sostanza marrone. Era come mimetizzato e questo l'aveva nascosto alla mia vista.
Provai a fare qualche passo ma quella specie di schiuma si spalmava subito sulla pelle come Spuntì (ve lo ricordate? Gusti tonno o salmone). Decisi che per quel giorno non avrei fatto il bagno e tornai indietro, ancora ignaro di aver appena assistito alla prima spettacolare comparsa di una delle peggiori calamità per il turismo romagnolo: la mucillagine!

Una volta inquadrato a tutti gli effetti nel lavoro in albergo, il mare d'estate è quasi del tutto scomparso dal mio orizzonte. Le poche volte che ci vado è per comunicare al bagnino qualche prenotazione d'ombrellone da parte dei nostri clienti. Percorro il centinaio di metri fino ai bagni con la mestizia dell'ergastolano.
Per quanto riguarda, fuori stagione mi piace correre sul lungomare o sulla spiaggia. Da qualche anno è questo il contatto più ravvicinato che ho con il mare. Non ne vado orgoglioso ma neanche mi dispiace.
Anche così, peraltro, si fanno degli strani incontri. L'altro giorno ho incrociato un tizio che correva nella direzione opposta alla mia. Avvistandolo da lontano mi ero accorto di qualcosa di strano. Aveva una postura innaturale,  pendeva lievemente da un lato. Quando mi è arrivato abbastanza vicino ho visto che teneva in mano un lettore cd portatile che lo faceva assomigliare al Discobolo di Mirone. Teneva il braccio rigido e lontano dal corpo e l'andatura ne risentiva perchè correva come fosse sempre stanco.
Oltre agli incontri, ci sono i ritrovamenti. Ad esempio, quelli del materiale portato dalla marea sulla spiaggia: sassi, conchiglie, rami, carcasse di granchio, brandelli di reti, buste e flaconi di plastica, qualche pesciolino...ma non solo. Un giorno, mentre correvo sulla battigia, mi sono imbattuto in un gallo. Morto, naturalmente. Probabilmente era stato travolto da un torrente che si era ingrossato a causa delle piogge, era affogato ed era stato trascinato in mare dove la mareggiata l'aveva scaraventato sulla spiaggia. Poi dicono che le galline fanno sempre la solita vita....
In un'altra occasione, forse a causa della mancanza di ossigeno o dell'eccessiva traspirazione, mi è parso di vedere un fossile su pietra. Si tratta di un sasso spaccato quasi esattamente a metà sulla cui facciata interna c'è la forma di un pesce, di una lucertola o di una piccola tartaruga. Sono ancora indeciso. La figura è visibile soprattutto quando la pietra viene bagnata e le varie tonalità di marrone risaltano pienamente. L'ho portata a casa e ogni tanto me la studio. Prima o poi mi toglierò il dubbio facendola esaminare da un esperto.
La spiaggia in estate non ha segreti: è liscia, pulita, ordinata ma d'inverno.... vi si trova di tutto e di qualcosa si stenta a decifrare la forma o la funzione. Il mare mastica e sputa e il vento scompiglia. Ci sono tracce dai contorni strani oppure che si interrompono all'improvviso, come se chi le ha lasciate abbia preso il volo. Magari stava volando ed è atterrato, cominciando a camminare...Non esiste nulla di meglio di una spiaggia in inverno per esercitarsi con i come e i perchè.