venerdì 26 giugno 2009

Il ritorno dell'Imperatore


Se non vuoi pensare più a quel tanto di problemi esistenti in questo vecchio mondo, devi bere del buon vino.
(Pierino Brunelli)

Una delle cose che mi lascia più perplesso è la processione di persone che, a vario titolo, passano in albergo a chiedere soldi. L'elenco è lungo e vario: i rom con il pezzo di cartone sul quale è descritta in modo (volutamente?) sgrammaticato la disgrazia che li affligge; la lettrice di mani; la venditrice di piantine; la venditrice di strofinacci per la cucina; il venditore orientale di tappeti ; il venditore africano di fazzoletti di carta, accendini, accendigas e calze di spugna; il rappresentante dell'associazione per non vedenti o sordo-muti ; l'Sos Taxi; il mimo truccato da statua di marmo; il suonatore di fisarmonica; lo zampognaro che arriva all'improvviso, si piazza sulla soglia senza che nessuno se ne accorga e poi spara quattro o cinque colpi di zampogna che ti fanno schizzare sul soffitto come l'Uomo Ragno.
Alla fine, davanti ad un diniego, ti chiedono tutti almeno i soldi per un caffè o per il treno, o un'offerta libera. I più professionali chiamano per telefono e chiedono se possono inviare un incaricato per riscuotere l'offerta.

Uno dei più puntuali è Pierino Brunelli che forse qualcuno ricorderà nella galleria di personaggi bizzarri delle tv private pescati dalla Gialappa's. Allora passava per essere un emulo o una caricatura del suo, e nostro, conterraneo Mussolini. Da qualche anno ha preso un'indirizzo ecologico-new age. Si presenta soltanto una volta ogni estate e se ti rifiuti di elargire un'offerta se ne va senza insistere. Questo è un punto a suo favore.
Potrei dire che mi è simpatico, il che è vero, ma quello che più mi piace di quest'uomo è la sua assoluta convinzione in quello che fa e in quello che dice. Ha deciso di perseguire un preciso modello di vita e di virtù e, a sentire lui, impiega tutto il proprio tempo nella perorazione della sua causa: costruire un mondo dove regna la pace e la felicità attraverso la realizzazione del S.U.M.F.E.S (Stati Uniti Mondo Federale Economico Spirituale). Da par suo, si è proclamato Imperatore dell'I.E.U. (Impero Economico Universale), Ambasciatore di Dio sulla Terra presso l'umanità (insomma, non uno qualunque). Inutile ricordare che la maggior parte delle persone vive e muore proponendosi scopi molto più banali.
Ora, i casi sono due: 1) è completamente pazzo 2) si sta prendendo gioco di tutti divertendosi a farcelo credere. Comunque sia, non gli rifiutiamo mai un'offerta, 1 o 2 euro in cambio del Lunario dell'Imperatore, quest'anno alla 9a edizione dopo la 10a introduttiva (?). In questo particolarissimo calendario i mesi sono così rinominati: Freddoloso, Ragionevole, Imprevedibile, Promittente, Fiorito, Temporalesco, Afoso, Torrido, Mite, Variopinto, Nebbioso, Pigrone.
I giorni: Primdì, Secondì, Terzdì, Quartdì, Quintdì, Riposdì, Relaxdì.
C'è anche una mappa della Magna Romagna e una serie di massime e consigli illuminanti.

Ho infilato la mano in tasca per agguantare qualche spicciolo e quando l'ho ritratta c'erano la bellezza di 4 euro. Non era nelle mie intenzioni rivelarmi tanto munifico ma non ho avuto il coraggio di fare marcia indietro. In compenso, una donazione così pingue mi ha dato diritto, oltre al Lunario, al Bollettino d'informazione del Boscaiolo sulla costruzione di Ponte Fine, un'area boschiva di nuova concezione in provincia di Ravenna, e ad un libercolo dal titolo Professione "Boscaiolo" in cui sono contenute perle come quella citata all'inzio di questo post e che, più in generale, illustra la figura e la funzione del Boscaiolo in cui il Brunelli si identifica completamente.
Il "Boscaiolo" è una persona sana, forte ed incorruttibile, molto solidale, soprattutto è un instancabile lavoratore, di conseguenza è sempre felice, vive una normalissima vita e dedica molto del suo tempo a praticare una saggia attività sessuale con la sua donna.
Lunga vita all' Imperatore!

giovedì 25 giugno 2009

Apriti, cielo


Se qualcuno volesse vedere dei leoni in gabbia, non dovrebbe andare necessariamente allo zoo. Gli basterebbe entrare in un hotel della riviera durante un giorno di pioggia di fine giugno. Nel caso, non dovrebbe mai incrociare lo sguardo delle buffe creature che si aggirano tra i tavoli e i divani perchè verrebbe immediatamente circondato e...interrogato a sangue sulle ultimissime previsioni. Avendo la tv in camera e potendo seguire le previsioni del tempo ad ogni ora, non capisco perchè vengano a chiederlo a me. Forse vogliono qualcuno che li rassicuri, qualcuno che conosca bene quei cieli e quei venti. Non per nulla i bagnini sono consultati come oracoli.
Io, che ci crediate o no, non seguo l'evolversi della situazione meteo perciò non so mai come rispondere. A volte dirotto il mio interlocutore sulla pagina delle previsioni dei quotidiani o lo invito ad accendere la tv della sala per "vedere insieme le ultime previsioni". Possono rivelarsi momenti penosi e chi sono io per rifiutare un piccolo sostegno psicologico?
Leggono giornali e riviste, giocano a carte, e ogni tanto volgono il capo verso le vetrate e scrutano il cielo, mandandovi una preghiera o una maledizione, dipende. Appena spunta un pò di sole tutti scattano dalle sedie o dalle poltrone, raccolgono le borse che hanno lasciato in qualche angolo strategico ed prendono la via del mare. Più che bagnanti, sembrano i passeggeri di un treno.
Se sono a tavola, si affrettano a finire e rinunciano anche al pisolino pomeridiano. Restano in spiaggia fino all'ultimo minuto utile, per recuperare tutto il sole che non hanno potuto prendere e abbandonano ogni precauzione, come quella di non esporsi nelle ore più calde della giornata o il ricorso ad una protezione solare. I risultati di tutto ciò? Una ragazzina di 14 anni che sembra essersi rotolata su un letto di meduse; un signore che ha passato la mezza età che pare reduce da una seduta di schiaffi a otto mani di 4 ore. Sono sicuro che brucia, pizzica, solletica ma nessuno si lamenta, anzi, hanno l'aria di chi si è finalmente tolto un peso dallo stomaco.

lunedì 15 giugno 2009

Chiamate un' ambulanza!

Questa mattina, appena sono arrivato in hotel, mia madre mi ha informato che una cliente è stata trasportata d'urgenza in ospedale in seguito ad una violenta colica di fegato. E' accaduto tutto intorno alle 4,30 del mattino. Il compagno della signora si è precipitato di sotto in cerca di aiuto ma non ha trovato nessuno. Non abbiamo un portiere e mio padre era andato a dormire dopo che erano rientrati gli ultimi clienti. C'è un campanello per le emergenze sul muro vicino al banco del ricevimento ma non credo sia mai stato utilizzato (per fortuna). Il poveretto deve aver vagato in preda alla disperazione per un pò prima di imbattersi nella nonna che si alza invariabilmente ogni giorno alle 5,00 per dare il via alla giornata. A sua volta, questa è andata ad avvertire mio padre che è schizzato giù dal letto come se si trovasse sul Titanic dopo la collisione con l'iceberg e lui ha poi provveduto a chiamare il pronto intervento medico.
Quando, qualche ora dopo, il signore è tornato dall'ospedale per preparare i bagagli in vista del ritorno a casa, aveva un'espressione stravolta, gli occhi sbarrati e la lingua che si incartava ad ogni parola. Osservandolo, stavo cominciando a pensare che avessero ricoverato la persona sbagliata. In meno di dieci minuti ha fatto tutte e due le valigie. Ha preso un biglietto da visita dell'albergo, ha pagato il conto e mi ha promesso di farmi avere notizie. Non l'ho più sentito.

Non ne vado fiero ma le visite delle ambulanze non sono un fatto raro, almeno non tanto quanto vorrei. L'estate scorsa ho passato buona parte della Notte Rosa nella sala d'aspetto del pronto soccorso dell'ospedale dopo che un nostro cliente aveva avuto un collasso mentre passeggiava con la moglie per le vie del centro. E' stramazzato al suolo in un bagno di sudore. Sembrava che lo avessero appena ripescato da una piscina. Ambulanza e via! Mentre aspettavo in ospedale insieme alla moglie per avere notizie sul suo stato, iniziavano ad arrivare i primi caduti della grande serata in cui tutto, ma proprio tutto, è rosa, quindi anche il vomito degli ubriachi. In effetti, molti dei ricoverati erano persone che avevano bevuto troppo alcol troppo in fretta. Ricordo un uomo che avrà avuto poco più di 40 anni di età ma ne dimostrava 55, sdraiato su una lettiga con il tubo di una flebo che gli entrava in un braccio mentre con l'altro si copriva la fronte e continuava a ripetere: à l' ho vù la Notte Rosa! (trad.: l'ho avuta la Notte Rosa!). E ogni tanto sghignazzava.
Quando il mio cliente è finalmente uscito in corridoio, spinto da un infermiere, biascicava frasi incomprensibili, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Si trovava in evidente stato confusionale. Le altre persone presenti vicino a noi lo guardavano con un'espressione disgustata, come a dire: ma guarda questo, ubriacarsi ancora alla sua età...devi morire!
Non sapevamo ancora da cosa fosse dipeso il suo malore ma, se nessuno si dava la pena di informarci, significava che non era così grave. O almeno così suggeriva la logica anche se in questo paese, parlando di sanità, la logica non è molto ben vista. Aspettai con loro ancora un pò, nella speranza di parlare con un dottore. Ci dissero solo che bisognava attendere l'esito delle analisi ma che non c'era da preoccuparsi, così me ne andai a dormire.

Ci sono stati clienti con le stampelle, in carrozzina, con la bombola di ossigeno al seguito. Clienti che si facevano da sè le iniezioni di insulina o che se le facevano fare da qualcuno. Clienti che dovevano andare regolarmente in ospedale per delle analisi. In certi periodi i nostri frigoriferi si riempiono di fiale, siringhe, boccette, flaconi. Una piccola farmacia.
Vi sorprenderebbe sapere cosa sono disposte a sopportare le persone pur di non rinunciare alle vacanze, a quei 10-15 giorni in cui si ritrovano con gli stessi amici e conoscenti nel medesimo periodo dell'anno. Tuttavia, prima o poi, si è costretti a cedere: c'è chi è arrivato al mare con i propri mezzi ed è tornato a casa in ambulanza. Una resa onorevole sul campo di battaglia.
E' successo quattro anni fa. Due tra i nostri clienti più affezionati, B. e M., una coppia di romani che hanno frequentato il nostro hotel fin dai primi anni. Non erano molto anziani ma erano afflitti da un numero così alto di acciacchi che quasi uno non poteva crederci. Lui , B., camminava a stento, con passi brevi e rapidi, come se si trovasse sul ghiaccio. Aveva la schiena completamente bloccata e ogni volta che doveva sedersi o sdraiarsi (e ritorno), erano dolori. Anche lei , M., camminava con l'aiuto di un bastone cosicchè non si potevano nemmeno aiutare più di tanto l'uno con l'altra.
Una sera, poco prima di cena, B. cadde nel bagno. Io ero appena arrivato e qualcuno venne a chiamarmi. Quando entrai nella stanza c'erano già mio padre, mio fratello e mia nonna, oltre alla moglie e un paio di altri clienti. Cercavano il modo di aiutarlo ad alzarsi. Era incastrato tra il muro e il w.c. e indossava solo la canottiera e le mutande. Non sembrava in imbarazzo però e nessuno lo era per lui. Mia nonna soprattutto, che lo conosceva da più di 40 anni, cercava di fargli coraggio e scambiava con lui battute scherzose. Credo che fosse così abituato a disagi e sofferenze che non si arrabbiava e non si agitava più. Alla fine, con molta cautela, riuscimmo a portarlo sul letto. Era già stato allertato il pronto intervento perchè era evidente che non si era trattato di una semplice caduta. Arrivò l'ambulanza e se lo portò via insieme alla moglie. Io raggiunsi l'ospedale poco dopo, soprattutto per portare qualcosa da mangiare a lei. Aspettammo insieme nella sala d'attesa, mentre lo sottoponevano ad una serie di esami e di analisi. Quando lo riportarono indietro, sopra una barella, lo parcheggiarono in un vano al di là di un tramezzo con una grande vetrata. Potevamo vederlo ma non parlarci, a causa del vetro. Ci facemmo dei cenni di saluto e alla moglie fu permesso di passare dall'altra parte. All'improvviso fui preso alle spalle da una sensazione che, non so come spiegarlo altrimenti, mi gelò i piedi: e se quella fosse stata l'ultima volta che lo vedevo? Ebbi la consapevolezza di qualcosa di inesorabile e definitivo. Me ne andai dall'ospedale con la speranza di sbagliarmi, invece ci avevo preso in pieno.
Tornò a casa in ambulanza il giorno seguente e io avrei voluto salutarlo nel modo giusto ma non ci riuscì. In compenso, ci sentimmo al telefono verso Natale. Morì qualche mese dopo.
M. volle tornare da noi anche da sola, cioè senza di lui giacchè proprio sola non era. C'era una badante filippina a spingerla in carrozzina e, a turno, le due figlie. Dicevano che aveva insistito tantissimo per tornare al mare e che avevano dovuto accontentarla. Anche lei ebbe un malore e fu ricoverata in ospedale per diversi giorni. Cominciavo a credere che il nostro albergo stesse diventando piuttosto popolare presso il centralino del pronto intervento.
Fu costretta a tornare a casa e non poteva essere altrimenti. Mi dicono che ha "alti e bassi "ma nessuno ci ha spiegato cosa esattamente questo voglia dire. Sono sicuro che pensa ancora alle vacanze, al mare, agli amici. Chissà, magari noi tutti facciamo parte degli "alti" e se è così, non posso che essere contento.

venerdì 5 giugno 2009

Finchè ci si vede...


Così va la vita.

(Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5)

Incontrare così tante persone una volta all'anno, tutti gli anni, ha diverse implicazioni. Il piacere di ritrovarsi è legato anche alla consapevolezza dei cambiamenti intervenuti nella vita di ciascuno. Ci si aggiorna sulle novità, buone o cattive che siano, e si rivelano gli ineluttabili mutamenti causati dallo scorrere del tempo: qualche nuova ruga, un diverso taglio di capelli o addirittura meno capelli, chili che vanno e vengono, e così via. Alla domanda obbligata "come va?" rispondono quasi tutti con "eh! Finchè ci si vede va tutto bene!" Vorrebbero risultare spiritosi e saggi allo stesso tempo, in realtà stanno parlando in codice per dirti: "la prego, non mi faccia parlare...voglio soltanto passare qualche giorno in santa pace".
Quando non ci si vede, non si deve pensare subito al peggio ma succede. I clienti muoiono (o scelgono un hotel diverso, il che per molti albergatori è la stessa cosa), come ogni altro essere umano.
Proprio in questi giorni soggiorna in albergo una signora che ha perso il marito qualche mese fa. Erano nostri clienti da circa dieci anni. Lui era una delle persone più gioviali che abbia mai conosciuto. L'ultima volta che vennero insieme, l'anno scorso, era già malato ed i segni della terapia erano evidenti, così come l'affaticamento che lo pervadeva. Nonostante ciò non ha mai perso la voglia di scherzare e di stare in compagnia. Ti induceva a credere che, se c'era qualcuno che poteva farcela, erano quelli come lui. Quando ci salutammo dandoci appuntamento per l'estate seguente, credo che tutti quanti, noi e loro, ci domandammo se fosse davvero possibile.
Quando morì, l'inverno scorso, fummo avvisati dagli amici con i quali veniva al mare. Gli stessi che ci tenevano aggiornati sull'evolversi della malattia. Sapevamo che era una cosa seria ma la notizia ci lasciò storditi come lo scoppio di un grosso petardo.
I miei parteciparono al funerale, in un paese ai piedi dell'Appennino modenese, e tornarono a casa con un croccante di mandorle artigianale e una bicicletta da uomo usata ma ben tenuta. Mi è parsa una cosa strana ma anche inspiegabilmente bella. La solidarietà ha strani modi di essere ripagata.

martedì 2 giugno 2009

Saltare da fermo


Il lungo ponte del 2 giugno è crollato sotto la pioggia. Molti hanno cercato di salvarsi scappando verso casa ma sono riusciti soltanto ad imprigionarsi nel traffico. Guarda caso, mi sono trovato in macchina proprio nel momento fatale, dovendo accompagnare mia nonna all'ospedale per la terapia di riabilitazione dopo la rottura di una spalla (dovuta ad una caduta di qualche mese fa). C'erano file ovunque, così lunghe che era difficile immaginare dove finissero. Non avevo guardato le previsioni per questi quattro giorni ma se dovessi giudicare dal numero di persone arrivate in riviera, non dovevano essere troppo brutte. Temo che abbiano volutamente esagerato in ottimismo per compensare il pessimismo (poi risultato infondato) espresso in occasione del ponte del 1 maggio.

Contavo su questi 4 giorni per acquisire il passo giusto, invece mi ritrovo ancora sfasato. Non sono ancora nella parte, per così dire. E' come dover saltare da fermo, si fa più fatica e non si guadagna molto terreno. Mi ci vorrebbe una bella rincorsa. E' una situazione difficile e spiacevole perchè mi costringe a tenere un'insolita distanza con le persone. Mi ritrovo a farmi domande come: "cosa vuole da me questa gente? Chi l'ha mandata?"L'altro giorno un ragazzo che non avevo mai visto prima mi ha chiesto addirittura un rotolo di carta igienica. Non è stato un bel momento.