mercoledì 30 giugno 2010

Psycho alla n.34


- La tenda della doccia è tutta sporca di sangue!
L'informazione mi è stata passata da una giovane donna incinta che ha appena occupato la stanza n.34 insieme al marito.
- Oh! - Rispondo cercando frettolosamente una scusa per quel disguido, senza riuscire a trovarne una decente. In quella stanza aveva soggiornato una famiglia di quattro persone: papà, mamma e le due figliole, tutti di taglia extralarge. Li avevo visti con i miei occhi lasciare l'albergo e posso assicurare che non ne mancava neanche un pezzo.
Dopo aver rassicurato la giovane signora che avremmo provveduto al più presto e proprio mentre stavo riflettendo che, in certi momenti, non sarebbe male avere un tipo come Norman Bates a zonzo per i corridoi, sono stato subito distolto dai miei pensieri.
- Mi scusi... - Non mi ero accorto del signore che era appena arrivato e che attendeva il suo turno, sudato e con una strana pallatura oculare. Sembrava preoccupato.
- Sì? - Domando a mia volta, sforzandomi ancora di trovare una scusa che potesse fornire un senso all'accaduto.
- Ma non c'è il box doccia nelle camere?

giovedì 24 giugno 2010

Servi la panna cotta, schiavo!


Con l'inizio della stagione estiva in alcune città emiliane sono comparsi manifesti che mettono in guardia dallo "schiavismo" del lavoro in riviera. Dopo aver appreso la notizia dal giornale ho voluto approfondire andando a visitare il relativo sito internet che poi non è altro che un blog, proprio come questo.
Mi sono cadute le braccia: ma come? uno s'impegna per dimostrare che anche gli albergatori, in fondo, sono esseri umani come tutti gli altri e subito arriva qualcuno ad affermare che, invece, sono come i Visitors: sotto le rassicuranti sembianze umane nascondono scaglie di rettile!
Non intendo negare che la realtà ivi descritta esista davvero ma, da come se ne parla, sembra che sia la regola. Insomma, chi avesse intenzione di andare a lavorare in riviera, deve aspettarsi di avere a che fare con sfruttatori disposti a tutto.
Si avverte un certo rancore nel tono e nelle parole dei curatori del blog; immagino che sia dovuto ad esperienze dirette che hanno segnato irrimediabilmente il giudizio di chi le ha vissute. Non sono ancora riuscito a capire, però, se chi scrive ha rinunciato definitivamente a cercare opportunità di lavoro in riviera, limitandosi a fungere da consulente e consigliere per chi volesse affrontare il rischio oppure se continui a proporsi, con evidente dimostrazione di masochismo.

"Schiavi" mi sembra una parola grossa. I veri schiavi non hanno un blog in cui raccontare le ingiustizie di cui sono vittime, al massimo guadagnano l'onore delle cronache quando accade qualcosa di terribile: una prostituta romena trovata morta in un fosso a bordostrada; un africano ucciso e sepolto nello stesso campo in cui raccoglieva i pomodori; un cinese trovato a dormire con altri venti in una stanza sotto un laboratorio clandestino. Dopodichè, ritornano nell'oblio e nel silenzio in cui tutti noi li confiniamo.
E' vero: ci sono casi di "caporalato" anche tra gli stranieri che vengono a lavorare in riviera . Gli albergatori che li assumono, se sono a conoscenza della reale situazione, si rendono complici di un'ingiustizia proprio come qualunque altro imprenditore che assume personale con queste modalità, che operi esso nel turismo, nell'edilizia, nella manifattura, nell'agricoltura.

Chi si propone di lavorare in riviera lo fa perlopiù volontariamente ed ha una vasta gamma di opportunità per scegliere. Proprio come i turisti possono valutare diverse opzioni alla ricerca di quella a loro più congeniale, la stessa cosa può fare il lavoratore stagionale. Se le condizioni di lavor proposte non sono giuste o anche solo sgradite, può rifiutarle e cercarne altre. Se dopo una stagione in albergo ritiene di non essersi trovato bene e di aver subito un trattamento ingiusto o non adeguato alle proprie aspettative, per il futuro si cercherà sicuramente un'altra sistemazione. Quanto al diritto ad essere riassunti nello stesso posto dell'anno precedente, il primo interrogativo da porsi è: quanto conviene imporre quest'obbligo se il datore di lavoro non intende riassumere il lavoratore? Qualunque sia la ragione della mancata conferma, imporre il proprio diritto a lavorare dove non si è graditi non è un'idea brillantissima. Penso che fino a qui ci arrivano tutti.
Certo, una consapevolezza e una preparazione minima per valutare quali siano le opportunità migliori e per far valere i propri diritti è necessaria; iniziative come "schiavinriviera" può servire allo scopo, insieme a tante altre che sono a disposizione del lavoratore: i consulenti del lavoro, gli uffici dei centri per l'impiego della provincia, l'esperienza di altre persone che hanno lavorato nel settore. Non si può certo affermare che il lavoratore stagionale dipendente sia lasciato solo, tantopiù che in Emilia-Romagna le organizzazioni sindacali hanno una storia , una presenza e un'azione ancora efficace.
Inoltre, credo che siano davvero pochi i comparti di lavoro sottoposti ogni anno ad una fitta rete di controlli come quella che viene dispiegata sulla riviera.
Noi riceviamo ogni anno la visita di uno o più dei seguenti soggetti: Guardia di Finanza, Ispettorato del Lavoro (eh già!), ASL-Ufficio di Igiene e, Dio ci scampi, i NAS. Il tutto nel giro di 4-5 mesi. Qualcuno se la sentirebbe di scommettere che le stesse attenzioni siano rivolte anche alle attività delle coste di Calabria, Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata...? Non credo quindi che la Romagna sia l' "inferno" del lavoratore stagionale, come la si vuole dipingere.

Schiavinriviera denuncia gli stipendi a mille euro per gli ingenui lavoratori romeni o quelli "apparentemente" alti senza essere davvero tali. A parte il fatto che, se è legittimo per il lavoratore dipendente cercare di ottenere lo stipendio più alto possibile, lo è anche per l'albergatore cercare di tenere lo stesso al livello più basso possibile: sono due forze contrarie che si fondano sulle leggi del mercato del lavoro e che rispondono ad esigenze differenti. La contrattazione è fatta proprio per trovare un punto di incontro tra le rispettive volontà. Se si confrontano gli stipendi dei lavoratori stagionali con i prezzi dei soggiorni in albergo, non sembreranno poi così bassi.
Oggi con i voli low cost si può girare il mondo con costi prima inimmaginabili. Ci sono pacchetti volo/hotel (o villaggio) che competono, e spesso vincono, con il prezzo richiesto da una vacanza in riviera.
Ormai tutti sono stati sul Mar Rosso, o in Grecia, in Turchia, alle Maldive! Nessuno però si pone il problema di quali siano le condizioni lavorative dei dipendenti degli alberghi in quei paesi. E che dire del personale dei grandi alberghi di città? Londra, New York, Parigi, Roma...siamo sicuri che godano di maggiori garanzie rispetto ai loro colleghi in Romagna? Se appena si approfondisse l'argomento si scoprirebbero cose da brividi.
Piuttosto, se domandate a qualsiasi albergatore cosa rimpiange di più, vi risponderà: il personale specializzato. C'è troppa gente che arriva in riviera alla ricerca di un lavoro qualunque, senza offrire garanzie di professionilità e di competenze specifiche. Molti non capiscono che imparare le professioni dell'ambito dell'accoglienza turistica garantisce, oltre che la possibilità di trovare sempre un posto (al mare o in montagna, in estate e in inverno), anche la prospettiva di una carriera e quindi di stipendi sempre crescenti. I bravi cuochi, i bravi camerieri, i bravi segretari, possono permettersi di scegliere e di strappare compensi di tutto rispetto perchè quando si ha in casa qualcuno che vale e che contribuisce alla crescita dell'azienda, ci si pensa bene prima di sostituirlo con qualcuno che costa meno.

Infine, gli autori di schiavinriviera si sorprenderanno nell'apprendere che oltre agli albergatori schiavisti ci sono anche i dipendenti banditi.
Ci sono persone che sono tutt'altro che sprovvedute e che hanno piena coscienza dei propri diritti e non esitano ad esercitarli in maniera approfittatoria; oppure persone che, semplicemente, se ne fregano e fanno quello che gli pare, convinte che tanto l'albergatore non le licenzierà (e anche nel caso che le lincenziasse, si potrebbero consolare con una buonuscita) perchè non saprebbe come sostituirle in corsa.
Noi abbiamo avuto cuochi che non si sono presentati la sera di Ferragosto (senza preavviso e senza giustificazione), gente che teneva i piedi in due staffe facendo un secondo lavoro a nostra insaputa, o che se ne sono andati (offesi e risentiti!) alla fine di luglio perchè non riuscivano ad organizzarsi quando c'erano più di 25 persone (dopo essersi spacciati per professionisti abituati a lavorare con 150-200 coperti). Cameriere che hanno intentato una vertenza sindacale su presupposti totalmente inventati, al solo fine di estorcere denaro, salvo poi venire clamorosamente sbugiardate.
Uno spazio come quello di schiavinriviera ha una sua utilità non solo per i lavoratori ma anche per i datori di lavoro. Secondo me è un bene che ci sia, sempre che impronti i propri giudizi all'obiettività. L'unico suggerimento che mi permetto di dare, è quello di cambiare il titolo.


mercoledì 16 giugno 2010

Soccorso stradale

Questa mattina sono stato fermato per strada da una coppia di anziani milanesi il cui camper ha avuto un guasto meccanico. Si sono fermati per andare a comprare il pane prima di raggiungere il campeggio in cui avevano prenotato e al momento di ripartire si è verificato l'inconveniente. Mi hanno chiesto aiuto per poter chiamare il soccorso stradale dell'ACI. Erano leggermente agitati , con il tipico smarrimento di chi incorre in un guaio lontano da casa.
Ho accettato di aiutarli con piacere anche perchè in questi giorni non c'è molto da fare. Inoltre, mi hanno ricordato i personaggi di un bel romanzo che ho letto solo qualche mese fa, The Leisure Seeker - In Viaggio Contromano di Micheal Zadoorian, che narra proprio le vicissitudini di una coppia di anziani coniugi che decidono di intraprendere un lungo viaggio con il loro vecchio camper.

In effetti, il mezzo in questione pareva uscito da un film o da un libro . Si trattava di un furgone Peugeut adibito a camper con almeno quarant'anni di servizio e c'era da meravigliarsi che riuscisse ancora a circolare. Niente di strano quindi che avesse avuto un guasto.
Il vecchio signore mi ha subito informato che era socio Aci e che perciò poteva richiedere il soccorso stradale gratuito. Avrei soltanto dovuto fare la chiamata ed indirizzare il carro-attrezzi sul luogo. Dopo una frenetica ricerca della tessera ACI nel cruscotto, nell'astuccio del libretto di circolazione e infine nel portafoglio, mi hanno offerto il loro telefono cellulare, un modello degli anni 90 da 1,5 kg di peso. Molto più vecchio del camper se confrontiamo i tempi di evoluzione dell'elettronica con quelli della meccanica. Ad ogni modo, ho composto il numero ACI e dopo aver seguito le indicazioni del centralino computerizzato sono stato messo in contatto con un'addetta che ha cominciato a rivolgermi domande alle quali ero completamente impreparato. Ad esempio: che tipo di guasto si è verificato? Quanto è lungo il veicolo? Altezza? Larghezza? Allora mi sono fatto consegnare il libretto di circolazione dal vecchietto per trovare tutte le informazioni necessarie. Mentre cercavo di fornire tutti i dati e le sigle del caso, mi sono accorto che l'uomo mi stava parlando ma io non coglievo del tutto il senso delle sue parole, concentrato com'ero a rispondere alle domande della signorina.
- Dov'è che posso fare una pisciatina?
- Cosa?
- Devo fare una pisciatina, c'è un posto in cui...
Adesso dovevo anche trovare un luogo appartato per permettere ad un vecchio signore di liberare la vescica in pieno centro alle 11 del mattino.
L'ho indirizzato al campetto di calcio dietro alla chiesa lì vicino ma non ero affatto sicuro che fosse una buona idea. Non sarebbe passato inosservato ma che potevo farci? Mentre lui si dirigeva al campo sua moglie, che aveva avvistato una vigilessa poco più avanti, se ne è andata per chiedere chissà che altri consigli. Intanto l'interrogatorio della signorina proseguiva e io cercavo di prendere tempo per rispondere a domande di cui nulla sapevo. Non potevo giustificarmi adducendo la scusa della "pisciatina" del legittimo proprietario del veicolo ma forse quella l'aveva capito da sola.
Quando entrambi sono tornati ho potuto completare tutte le informazioni richieste e l'addetta mi ha annunciato che sarebbe arrivato un sms con la tempistica del soccorso. Ho ringraziato la signorina e l'ho salutata. L' anziana signora mi ha chiesto se potessi restare per leggere il messaggio che sarebbe arrivato dato che lei era poco pratica ma dissi che dovevo tornare al lavoro (il che era vero) e che, se avessero avuto delle difficoltà, avrebbero potuto rivolgersi al personale del panificio in cui aveva fatto spese. Mi hanno ringraziato pieni di gratitudine e ci siamo salutati.

A volte ci vuole poco per far contento qualcuno, o solo per rendersi utile. In un moto di auto-compiacimento ho pensato che erano stati fortunati ad incontrare me e non qualcun altro che magari si sarebbe inventato una scusa per dileguarsi. Lo si vede accadere sempre più spesso.
Sono tornato in albergo e ho sbrigato qualche faccenda. Circa una mezzora dopo ho guardato fuori e ho visto che il camper non era più dove lo avevo lasciato. Bene, mi sono detto. E' andato tutto a posto e non c'è voluto neanche troppo tempo. La mia autostima stava raggiungendo il picco di giornata.
E poi è arrivato il carro attrezzi. Un grosso carro attrezzi giallo, con la scritta ACI stampata sulle portiere della cabina. Ha accostato parcheggiando nel punto esatto concordato con la signorina. L'uomo al volante sembrava molto perplesso ma affatto stupito e si guardava intorno alla ricerca di qualcosa da caricare. Non trovandolo è ripartito dopo pochi secondi.
Sono rimasto a fissare il punto in cui si trovava (e avrebbe dovuto ancora trovarsi) il camper per un minuto buono. Non potevo credere che l'avessero fatto invece si erano dileguati! Evidentemente erano riusciti a far ripartire quella specie di trabiccolo e non si erano preoccupati di richiamare il servizio ACI. Se fossi rimasto con loro non avrebbero osato farlo ma non posso certo colpevolizzarmi per questo.
Adesso posso dirlo: il libro mi è piaciuto di più.


sabato 12 giugno 2010

Tutto fa brodo

Non è ancora estate, ufficialmente, ma almeno dal punto di vista climatico i segnali sono incoraggianti. Dopo le oscillazioni alla borsa del meteo delle scorse settimane si era tutti un pò inquieti. Per tutto il resto invece, sussiste ancora una forte incertezza. In giro si respira un'aria strana, non si avverte la vivace aspettativa per la bella stagione e per le vacanze. Tutto va a rilento, al massimo va a singhiozzo.

Non si prospetta una buona stagione e questo è motivo di grande angoscia per l'albergatore romagnolo. Quando si lavora meno si ha più tempo per pensare e non è sempre un bene. Ci si sofferma più del dovuto sul fido in banca, sull'affitto da pagare (per chi ha in gestione un albergo), sul personale da far restare a casa, sulle spese di fornitura già anticipate, sui prezzi da tenere bassi nonostante tutto e ci si domanda una volta di troppo se cedere o meno all'umiliante compromesso dell' "all inclusive", il vero patto col Diavolo per l'operatore turistico romagnolo (non mi riferisco soltanto agli albergatori ma anche ai titolari degli stabilimenti balneari cioè i bagnini).

Sotto questa enorme pressione psicologica, si è tentati di cedere al " tutto fa brodo" che può riservare risvolti molto insidiosi.
Qualche sera fa, ad esempio, erano da poco trascorse le 23 quando la mia attenzione è stata attirata da rumori provenienti dall'esterno: grida strozzate, incedere di passi e rullo di carrelli sulla pavimentazione in porfido della strada antistante. Alcuni giovani stavano percorrendo la via di corsa, trascinandosi dietro trolley e borsoni e dandosi voce a distanza, rompendo il silenzio che era già calato sulle strade e che avrebbe dovuto conciliare il sonno del villeggiante.
Ricordo di aver pensato: "Non invidio affatto chi dovrà ospitarli, con persone così sono solo rogne!".
Meno di un minuto dopo due di loro sono piombati in albergo a grandi falcate. Mio padre , che era seduto in terrazza, è saltato su dalla sedia e li ha tallonati fin dentro il salone. Io non sono intervenuto, sicuro com'ero che li avrebbe rispediti fuori con una scusa (ad esempio: "siamo al completo"), invece ha iniziato a snocciolare tariffe e condizioni! D'un tratto mi sono irrigidito, non riuscivo a crederci. Evidentemente l'avevano colto in un momento di debolezza, dopo che per l'intera giornata si era tormentato per la scarsità di clienti e di prenotazioni. I ragazzi hanno affermato che sarebbero usciti subito per andare in discoteca, che sarebbero tornati il mattino seguente e che sarebbero usciti di nuovo, definitivamente, per passare la giornata al mare. Dentro e fuori, senza ulteriori divagazioni. Sembrava quasi che volessero rassicurarci , anche per spuntare il prezzo migliore possibile. Quello proposto è stato subito accettato e ognuno ha pagato sul posto la propria parte. Una trattativa fulminea per mettersi in casa quattro ventenni ipereccitati o, come si usa dire dalle nostre parti: imbiriti duri.
Mentre li accompagnavo in camera, mascherando abilmente la mia riluttanza, mi sono dovuto sorbire i loro commenti di soddisfazione; negli alberghi vicini si erano sentiti proporre tariffe molto superiori e del tutto irrealistiche, di sicuro per convincerli a cercare altrove, come avevano effettivamente fatto. Qualcuno si era dimostrato più lucido e lungimirante di noi quella sera.

Quando il mattino seguente sono arrivato in albergo più di un cliente mi ha domandato se sapessi qualcosa dei "disordini" della notte appena trascorsa. A sentirli, doveva esserci stata una sorta di rivoluzione, con morti, feriti e danni per milioni. E' pur vero che in quei giorni si era svolto il raduno Ducati, con motociclisti che scorrazzavano giorno e notte per le strade, lasciando strisce di gomma sull'asfalto e nuvole di fumo ad altezza uomo ma io ho avuto paura a chiedere i particolari. Ho indossato la mia miglior espressione di stupore e ho fatto intendere che mi sarei informato ma non ne avevo la minima intenzione.
I ragazzi dovevano lasciare la stanza per le 10 e sono stati puntuali. Due parevano cloroformizzati, un altro sghignazzava senza motivo e il quarto aveva due tagli piuttosto profondi sulla mano, poco sotto il mignolo. A sentir loro, avevano subito una vera e propria rapina in discoteca: tra ingresso e consumazioni se n'era andato un centinaio di euro a testa. La Dolce Vita ha il suo prezzo.
Non c'era più traccia dell'entusiasmo della sera prima e non dipendeva soltanto dalle poche ore di sonno. Tuttavia, non riuscivo a compiacermene perchè qualcosa mi suggeriva che ci aspettava qualche altra sorpresa. Infatti, poco dopo è scesa la cameriera ai piani. Era sconvolta ma cercava di apparire rassicurante: - Sono partiti i ragazzi?
- Sì.
- Non prendeteli più.
- Assolutamente no.
Ed è tornata di sopra senza aggiungere altro.

Non c'è stato bisogno di arrivare fino alla loro camera per fare la conta dei danni. Basti dire che avevano sfondato il pannello del naspo antincendio che si trova nel corridoio. Forse le loro menti ottenebrate dall'alcol e il grande caldo di questi giorni gli avevano fatto credere che ci fosse un incendio da spegnere.
Non so se torneranno da queste parti ma se lo facessero non escludo che possano ripresentarsi qui. Probabilmente erano troppo ubriachi per ricordarsi dei danni e del disturbo causati ma erano sobri quando hanno pagato quindi sanno dove andare per risparmiare sul pernottamento.
Li aspettiamo col sorriso.


mercoledì 2 giugno 2010

I soliti "portoghesi"

Quattro ragazzi hanno cenato in una nota pizzeria di viale Ceccarini, a Riccione, e poi sono scappati senza pagare il conto. Il titolare del locale e alcuni suoi collaboratori li hanno inseguiti riuscendo ad acchiapparne uno che è stato battuto come un tamburo per poi essere riportato al locale dove è stato costretto, prima, a chiamare i suoi complici affinchè tornassero a pagare la propria parte e poi, data la latitanza prolungata degli stessi, a saldare da solo l'intero importo.
L'accaduto ha suscitato molto clamore e la notizia è comparsa anche sulle pagine di cronaca di qualche quotidiano nazionale. Il sindaco di Riccione è dovuto intervenire per difendere il buon nome della sua cittadina e della Riviera in generale ma anche per condannare il comportamento del ristoratore che ha voluto farsi giustizia da solo. Qualcuno, forse prefigurando un'aggravante, ha fatto notare che non è stata neanche emessa una regolare ricevuta a fronte del pagamento.
Per respingere le accuse di brutalità il ristoratore ha voluto precisare che "all'interno del locale nessuno si è permesso di toccare il giovane". Il lavoro sporco è stato fatto fuori con buona pace degli altri clienti. Insomma, non è un tipo del tutto insensibile. Anche il buon nome della categoria è stato salvaguardato: fuori dal proprio locale infatti avrebbe potuto essere scambiato per un teppista qualunque.
Nessuno ha ritenuto di chiamare i Carabinieri o la Polizia, che fosse per denunciare il mancato pagamento o l'aggressione subita dal ragazzo, in linea con l'andazzo che sta prendendo questo nostro bel paese in cui le persone hanno imparato a proprie spese che richiedere la tutela della legge e delle autorità è solo una perdita di tempo e una causa di ulteriori frustrazioni.

Com'era immaginabile, si sono subito formate diverse opinioni che hanno animato un dibattito tutt'ora aperto. Con la dismissione dei terreni demaniali (tra cui ampie porzioni dell'arenile) da parte dello stato a favore degli enti locali, i "portoghesi" sono l'argomento preferito delle discussioni di questo inizio di stagione. Non che si tratti di una novità ma qualcuno afferma che con la crisi il loro numero sia destinato ad aumentare. Nel caso qualcuno si sia domandato quale sia l'origine di questa espressione, come ho fatto io, eccola qua.

Anche qui da noi ci sono stati clienti che se la sono svignata senza pagare e non sempre alla chetichella. A parte i classici episodi di quello che fugge di notte dopo 1 o 2 giorni di soggiorno, c'è stato anche chi si è fatto una settimana o più e al momento di saldare ha avuto un "incoveniente" ma..."niente paura! Appena arrivato a casa le faccio un bonifico e mettiamo tutto a posto". O qualcosa di simile.
Che cosa volete che vi dica? Non è gentile mettere in discussione la buona fede di una persona, soprattutto se non la si conosce. D'altro canto, quanto bene si può conoscere qualcuno che s'incontra una volta all'anno?
Il fatto è che non ci sono rimedi. Non si può trattenere il cliente (sarebbe sequestro di persona), non si può trattenere il bagaglio (sarebbe appropriazione indebita) e non si può trattenere nemmeno la stizza, come dimostra il caso del ristoratore di Riccione. Si può solo sporgere denuncia alle autorità e intentare una causa per il risarcimento del danno. Il che significa: assumere un avvocato, iniziare un procedimento e, quando va bene, ottenere qualcosa con la vendita forzata dei beni (se ci sono). Potrebbero volerci degli anni. Quindi si spera sempre di prevenire le fregature perchè una volta che si verificano è troppo tardi per rimediare. Da qualche anno, anche grazie alla diffusione dei pc e di internet, gli operatori turistici si scambiano i dati degli scrocconi e sembra che stiano per partire anche iniziative istituzionali con elenchi preddisposti dalle questure.

Posso citare due casi emblematici. Il primo è quello di un cliente toscano che per diversi anni è venuto in vacanza con la fidanzata e con i genitori di lei, che pagavano tutto. Era un tipo esuberante ma si vedeva che "mordeva il freno".
Per qualche anno non lo rivedemmo più, poi tornò con la famiglia, che non era quella di prima. Aveva sposato un'altra ragazza e avevano già un bambino piccolo. Aveva "sbracato" completamente, pareva un Ceccherini con trenta chili in più.
Ogni tanto mi scroccava qualcosa da bere e quando non andava a scrocco faceva segnare sul conto (il che, come avemmo modo di constatare in seguito, era la stessa cosa).
Quando venne il momento della partenza disse che aveva dimenticato a casa il libretto degli assegni o che aveva smarrito il portafoglio, non ricordo bene. In entrambi i casi si trattava di scuse ridicole ma: 1) era nostro cliente da diversi anni 2) aveva moglie e figlio al seguito. Questo è bastato per concedergli una seconda opportunità.
Dopo che per tutto l'inverno successivo abbiamo atteso il pagamento, ci siamo decisi a ricorrere alle vie legali. Sentirsi defraudati fa piuttosto male ma sentirsi presi in giro è anche peggio. Non abbiamo ottenuto il cento per cento della cifra dovuta ma abbiamo fatto quello che andava fatto.

In un altro caso, una coppia di mezza età ha trascorso da noi una settimana e poi, al momento di pagare, ha inventato la solita scusa riservandosi di pagare una volta tornati a casa. Non l'hanno mai fatto, ovviamente, e hanno osato anche di più.
Un vecchio adagio nella tradizione del romanzo giallo recita: l'assassino torna sempre sul luogo del delitto.
L'anno seguente una nostra cliente affermò di aver visto la signora della coppia suddetta camminare per le strade del centro ed essendo a conoscenza di tutta la vicenda per avervi assistito lei stessa, la seguì fino a che la vide entrare in un hotel poco lontano dal nostro. Tornata in albergo, fece un rapporto dettagliato meritandosi uno sconto e noi ci mettemmo in contatto con l'altro albergatore per metterlo in guardia dal pericolo di una fregatura. Il collega ci fu molto riconoscente e in quattro e quattr'otto organizzammo la trappola: lui li avrebbe convocati nell'ufficio con una scusa e mio padre li avrebbe raggiunti subito dopo con una perfetta manovra a tenaglia. Quando la coppia di bari si ritrovò bloccata nella stessa stanza con due albergatori in cerca di soddisfazione, non potè far altro che arrendersi. Pagarono in anticipo il loro soggiorno nell'albergo e ci scappò qualcosa anche per noi, anche se si trattò di un rimborso più simbolico che effettivo.

Non pensate che intraprendere questo genere di iniziative sia divertente. Se ne farebbe volentieri a meno. Tuttavia, è anche peggio arrendersi alla mancanza di una vera tutela e allora uno fa quel che può e che sente giusto, con dei limiti. Se il ristoratore di Riccione si è sentito autorizzato a menar cazzotti per un conto di qualche decina di euro, cosa avremmo dovuto fare noi? Ci vuole sangue freddo così, quand'anche dovesse arrivarci tutto alla testa, ci aiuterà a sopportare meglio la calura.