sabato 23 maggio 2009

Cuochi



In questi giorni è venuto a trovarci i nostro cuoco Maurizio. Una ricognizione prima della partenza dato che, lavorando in un istituto alberghiero, fino alla fine di giugno sarà impegnato con gli esami e i giudizi di finali. Nel frattempo, dovremo arrangiarci come meglio possiamo e non posso dire di essere molto tranquillo. Spero solo che questo mese passi in fretta ma non succede mai: aprile e maggio volano, giugno-luglio-agosto sono interminabili.

Maurizio lavora con noi dall'agosto dell'anno scorso, quando proprio nel bel mezzo della Stagione, la cuoca che avevamo assunto decise che ne aveva avuto abbastanza. Vorrei poter dire che, in quasi cinquant'anni di attività, non era mai successo che un cuoco abbandonasse il suo posto ma questa piccola soddisfazione mi è negata perchè soltanto l'anno precedente un altro cuoco aveva fatto peggio, dando le dimissioni il giorno di Ferragosto e non presentandosi per la cena.
Ricordo che quella sera c'era molta più gente del solito in cucina e tutti correvano da una parte all'altra parlandosi senza nemmeno fermarsi a guardarsi negli occhi. C'era mia nonna ottantenne piegata sull'impasto dei passatelli come se volesse strangolarlo, la cameriera ai piani che trucidava l'insalata, l'aiuto-cucina e mia madre che affogavano la pasta asciutta nell'acqua bollente oltre ad una ex dipendente che era accorsa in nostro soccorso.
Non so come riuscimmo a scamparla. Forse l'unica spiegazione possibile è che quando accadono imprevisti del genere non hai altra possibilità che...ignorarli. Devi solo proseguire, andare avanti come se niente fosse, senza fermarti a pensare alle possibili conseguenze perchè sono così tremende, così brutte, che c'è il rischio di restare pietrificati come dallo sguardo della Medusa. E se tutti sono pietrificati in cucina, chi prepara la cena ai clienti?

Quando l'estate scorsa la cuoca saltò giù dalla diligenza in corsa lasciandola senza guida, non dico che eravamo preparati ma se hai già visto il diavolo una volta, la seconda fa meno paura. Abbiamo preso le briglie sperando di tenerle il tempo necessario per mantenere la direzione nei pochi giorni necessari a trovare un sostituto. A voler essere realisti, serviva un miracolo: dove potevamo trovare un cuoco alla fine di luglio? L'eventualità più probabile era di pescare qualcuno che fosse stato licenziato o che si fosse dimesso. Sai che bellezza!
Spargemmo la voce, facemmo qualche telefonata e nel giro di un paio di giorni ottenemmo un contatto. La persona con cui parlammo ci era stato presentato come un santone del collocamento, uno chef che lavorava in riviera da più di trent'anni e che si occupava anche di trovare il personale ad alberghi e ristoranti. Ci richiamò dopo un paio d'ore dandoci appuntamento per la sera del giorno successivo, quando avrebbe accompagnato la persona che faceva per noi. Ci suonava tutto molto surreale ma che alternative c'erano?
Delle tre persone che si presentarono in hotel alle 23,30 del giorno prestabilito, nessuna aveva anche solo vagamente la parvenza del cuoco. Colui che guidava il gruppetto era un signore di mezza età e anche di mezza altezza, con l'aria del tipico uomo di mondo. Il secondo era un ragazzotto dall'età indefinibile e dall'aria un pò smarrita che si teneva ben stretto al suo mentore compiacendosi nell'osservare le reazioni degli interlocutori del suo maestro; il terzo era un ragazzo robusto con gli occhi sgranati che si reggeva ad una stampella a causa di evidente anomalia alla gamba sinistra, stretta dentro un tutore di plastica che si infilava fin dentro la scarpa.
Ci misi qualche secondo a capire che il signore in testa al gruppo era il contatto con cui avevamo parlato. Pensavo che si trattasse dei rappresentanti di una qualche associazione operante nel sociale che erano passati a domandare un'offerta (accade di continuo quasi ogni giorno, credetemi). Mai valutazione fu più sbagliata e mi vergogno ancora di averlo pensato. Quando compresi l'intera situazione, dovetti sembrare alquanto disorientato.
La terza persona, quella con la stampella e il tutore, era Maurizio. Non ho mai saputo chi fosse la seconda.
Maurizio è napoletano o almeno così si definisce, anche se vive in provincia di Salerno (ma è nato a Napoli e questo dovrebbe bastare per strappare la cittadinanza). Il problema alla gamba è dovuto ad un incidente d'auto e all'imperizia di qualche medico. Ha ammesso subito di aver bisogno di collaborazione in cucina per non essere in grado di affrontare certi sforzi, ma non l'ho mai sentito lamentarsi e ha più determinazione della maggior parte di persone che conosco. La sera non disdegna di sedersi fuori a chiacchierare con i clienti e con qualcuno è diventato abbastanza amico da attraversare mezza Italia per andare a fargli visita. Non si gongola per i complimenti alla cucina ma, d'altro canto, sa che nessuno si lamenterà mai. Ha 34 anni ed è solo di passaggio, come sono tutti quelli giovani e bravi che capitano in riviera. La nostra sarà anche la terra dell'accoglienza ma non sarà mai la terra dell'eccellenza. E' il suo pregio e anche il suo limite. Ha viaggiato molto ma non era mai stato dalle nostre parti. Si è detto molto impressionato e sta già progettando di aprire un locale suo, in futuro. Intanto ha aperto un'agenzia di collocamento insieme alla persona che ce lo ha presentanto. L'unica consolazione per il giorno che ci lascerà, è che ci penserà lui a trovare il suo sostituto.

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