giovedì 31 dicembre 2009

Capodanno in Riviera

Qualcosa si muove. Dopo gli ultimi mesi di calma quasi piatta si vedono facce nuove in giro per le strade. Sono i turisti del Capodanno che vagano un pò disorientati nel tentativo di capire come si usa il mare in inverno. Noi non siamo aperti, per tradizione e per motivi strutturali (non abbiamo riscaldamento).
Cosa prevede il programma? Cenoni sparsi qua e là e l'inmancabile discoteca. Domani molti si ritroveranno senza patente. Qualcuno protesta dicendo che, almeno l'ultima sera dell'anno, bisognerebbe chiudere un occhio ma è anche vero che si tratta della sera in cui si beve più di ogni altra, dunque?
La RAI in Piazzale Fellini a Rimini. Anche qui, due diversi partiti: chi critica lo sperpero di danaro e chi incita a spalar carbone dentro la fucina della macchina promozionale (sei mesi di silenzio sono troppi, dobbiamo ricordare a tutti che esistiamo!). Le previsioni sono rosee, quasi entusiastiche. Addirittura 1500 assunzioni negli alberghi anche se solo per 2-3 giorni (perciò, avremo a breve 1500 persone che perderanno il lavoro...).
Tra due giorni gli immancabili bollettini del dopo Capodanno. Ne riparleremo anche qui.
AUGURI!

lunedì 14 settembre 2009

Ombre lunghe sulla Riviera


Probabilmente vi sembrerà inverosimile (a me lo sembra ogni volta) ma quando tutto sta per finire, dopo che per settimane o addirittura mesi hai passato le giornate a maledire qualcosa o qualcuno, dopo che hai sperato in alluvioni e tempeste che potessero far fuggire tutti e lasciarti finalmente da solo, dopo aver inseguito, uno dopo l'altro, i traguardi intermedi disseminati lungo il cammino (2 Giugno, Notte Rosa, Ferragosto, Motomondiale...) e averli superati con una lentezza esasperante, dopo aver versato litri di sudore e trattenuto lacrime di rabbia, dopo aver nutrito l'angoscia che alberga in petto dal primo all'ultimo giorno senza riuscire mai a soddisfarne l'appetito, dopo che hai accettato vigliaccamente il fatto di non avere mai un'ora o un minuto da dedicare ad altro, dopo tutto questo cosa accade? Qualcosa di così strano, incoerente, incredibile, assurdo, che non riesci nemmeno ad arrabbiarti ma solo a ridere di te stesso: una grande nostalgia.
Non dura molto, sono più che altro delle scariche che trafiggono il cuore facendolo lampeggiare e che non lasciano strascichi particolari se non una grande perplessità e qualche domanda su te stesso alla quale non riesci a rispondere.
Sono arrivato alla conclusione che si tratti di un sentimento simile a quello che nasce tra ostaggi e sequestratori costretti ad una lunga convivenza. Mi rendo conto che l'accostamento possa sembrare irriverente ma penso anche che renda bene l'idea.
Abbiamo chiuso ma ho ancora molte cose da raccontare, tutte quelle di cui non ho scritto in queste ultime settimane. E anche dopo che avrò finito, cercherò di mantenere vivo questo spazio. Nessun arrivederci alla prossima stagione quindi, chi fa questo mestiere non può permettersi di rompere il cerchio, almeno per tutto il tempo in cui continuerà a farlo. Si torna sempre allo stesso punto, per superarlo una volta di più.

lunedì 31 agosto 2009

Lo strano caso del signor K.K.

Mister Parrucchino n.2 è tornato e pure il n.1 ha fatto il bis in riviera, anche se soltanto per pochi giorni e accompagnato da una anzichè tre matrioske. Questa volta non ha mai sfoggiato il suo copricapo mentre il signore tedesco (n.2) l'ha opportunamente indossato appena il cielo si è annuvolato. Il signor K.K. (Kafka non c'entra nulla, se anche voi lo conosceste ve ne accorgereste subito) è tornato per la sua seconda vacanza in Riviera con una soddisfazione particolare, grazie alle nuove opportunità fornite dalla formula volo+taxi che gli hanno risparmiato i disagi del viaggio in corriera.
Ha ritrovato alcuni amici e ne ha conosciuti di nuovi, soprattutto donne giovani.
Un mattino l'abbiamo visto entrare in albergo in costume e ciabatte, con un carabiniere al seguito. Dopo averci chiesto se il signore alloggiava da noi, lo ha accompagnato in camera per una verifica dei documenti. Mentre aspettavamo che tornassero, ci siamo domandati cosa potesse essere successo. L'ipotesi più accreditata è stata quella di un attacco di "mandrillite": probabilmente aveva esagerato con le avances a qualche signora (Dio non voglia a qualche ragazzina).
Il militare è sceso dopo un buon quarto d'ora, assicurandoci che era tutto a posto ma rifiutandosi di svelare i motivi della visita. Nessuno ha avuto il coraggio di chiedere spiegazioni al signor K.K. ma un paio di giorni dopo, mentre mi trovavo dietro il banco del bureau a leggere, K.K. mi si è avvicinato con circospezione e mi ha sussurrato con aria da cospiratore: " io mafioso..." e ha incrociato i polsi nella posizione dell'ammanettato. Ho riso con lui di quella battuta ma non riuscivo a smettere di provare una certa angoscia. Non ha voluto aggiungere altri particolari e io non glieli ho domandati. Qualche giorno dopo mi ha raccontato una storia di collanine e braccialetti che non ho ben capito ma che doveva riferirsi alla sua disavventura con le forze dell'ordine. Forse è stato tutto un equivoco dovuto all'eccessiva confidenza data ad una lingua che ancora non conosce a sufficienza ma che si prodiga ad imparare con un impegno ammirevole. Penso che sia sempre una buona cosa quando persone di una certa età sono animate da curiosità e intraprendenza, come nel suo caso. D'altro canto, non manca di assumere atteggiamenti propri delle persone anziane, come la moderazione a tavola (condisce l'insalata con un quartino d'acqua di rubinetto, per contrastare gli effetti nocivi di olio e sale; acqua e vino rigorosamente non di frigo), un'adeguata copertura contro il fresco (lo si è visto uscire in giacca a vento e berretta di lana appena le temperature sono scese sotto i venti gradi) e placide scorribande in bicicletta. Si è fatto conoscere un pò da tutti e gli piace che lo si chiami Carlo, all'italiana. Ha scattato decine di foto e mi aspetto che le spedisca con la sua prossima e-mail.

giovedì 20 agosto 2009

Ferragosto

Non mi sono dimenticato del Ferragosto e nemmeno ho intenzione di tacere sugli avvenimenti relativi a questa sorta di divinità estiva che attira fedeli adoranti da ogni parte d'Italia.
Si dice che per un albergatore il Ferragosto costituisca il clou dell'intera stagione e probabilmente è così ma vi posso assicurare che gli si ritorcono le budella ogni volta che pronuncia, o sente pronunciare, questa parola. Inoltre, una volta trascorso, si cade sempre in una sorta di rilassamento che rende le settimane successive più dure da sopportare di quanto non siano. Da qualche tempo, e anche quest'anno non fa eccezione, i giorni successivi al 15 agosto sono più impegnativi e più frenetici. Non sono ancora riuscito a capire perchè. Forse la stanchezza amplifica lo stress e la sensazione di fatica ma ci sono i numeri che parlano: in più di un'occasione le presenze del dopo-Ferragosto hanno superato quelle del Ferragosto. Non lo dico per lamentarmi ma ad un certo punto si comincia ad udire la voce dell'istinto di sopravvivenza che dice:" arrenditi o sarà la fine!"

giovedì 13 agosto 2009

Centro!


La notizia di oggi è che un paracadutista è piombato in spiaggia su un bagnante sessantenne.
La conta dei danni, senza fare troppe distinzioni tra l'uno e l'altro, è la seguente: rottura di femori, di bacino, trauma cranico, emorragia interna, fratture sparse.
Sembra sia stato per colpa del vento che spirava a raffiche improvvise a bassa quota. Comunque sia, sono cose che possono accadere solo qui, questa almeno è l'impressione che ho avuto quando ho letto il giornale. In nessun altro luogo la battigia funge da palcoscenico per qualunque tipo di manifestazione come sulla Riviera Romagnola. Ci può stare, quindi, che si verifichino gli incidenti più assurdi.
Mi domando se il bagnante stesse prendendo il sole, ignaro della bomba umana che stava per colpirlo, o se invece stesse seguendo la manifestazione. In tal caso deve aver pensato che non potesse davvero succedere quello che poi è effettivamente successo, ed è restato lì come un salame. La gente guarda troppo la televisione e capita che poi non riesca più a sintonizzarsi sulla realtà. Per quanto concerne il paracadutista, visto che tutti gli altri suoi colleghi sono atterrati nel punto prestabilito, prevedo mesi, forse anni, di sfottò e crudeli derisioni (da aggiungere alle cure per la riabilitazione).
Come ogni anno a Ferragosto, si tende ad esagerare. Rivogliamo le vacanze "normali"!

venerdì 7 agosto 2009

Mister Parrucchino n.2

Tra i clienti di luglio c'è stato anche il signore tedesco del quale ho parlato qualche settimana fa. Questa volta è venuto solo, senza l'amica che l'aveva accompagnato negli anni passati, senza la "sostituta" che aveva detto di voler portare ma soprattutto senza la moglie che qui da noi non si è mai vista. Ero curioso di vedere quando avesse indossato il suo parrucchino, una raffinata creazione di folti ciuffi pettinati all'indietro, di color grigio con riflessi azzurrognoli. L'ha fatto solo due volte in concomitanza con gli unici due giorni di pioggia del suo soggiorno in riviera. Quindi, un "parrucchino da pioggia", una scelta perfettamente logica ma rischiosa, soprattutto d'estate considerando la violenza dei temporali e la potenza dei venti ad essi associati. Ad ogni modo, in quei giorni non si è mai avventurato fuori ma si è limitato a starsene seduto ai tavoli del bar o nel salone, a conversare con gli altri clienti. Il signor K. infatti è molto socievole e amante della conversazione. La lingua non è un problema. Sta cercando di imparare l'italiano e devo ammettere che se la cava anche se fatica ad articolare le frasi.

Quando tra le persone nasce una simpatia spontanea, si trova sempre il modo per capirsi. Il signor K. ha fatto amicizia con M., un pensionato di Arezzo che viene da noi già da qualche anno, dopo che la moglie è morta nell'incendio della loro cucina.
M. parla con una forte inflessione dialettale e, se per un italiano non è un problema capirlo, non credo sia la stessa cosa per un tedesco. Eppure li si poteva vedere spesso seduti al tavolino fuori a chiacchierare come due vecchi amici. La stessa cosa succede tra una coppia di Alessandria e due coppie di tedeschi che si conoscono ormai da anni e che cercano di ritrovarsi al mare appena possibile. Gli uni parlano in italiano, gli altri in tedesco ma si capiscono al volo e li puoi sentire ridere come pazzi. Gli unici rudimenti linguistici che utilizzano sono: per gli italiani, quelli acquisiti al tempo del servizio a Bolzano come carabiniere da parte del signore di Alessandria. Per i quattro tedeschi, quelli assimilati durante i trent'anni e passa di vacanze in riva all'Adriatico.
Soltanto davanti ad un concetto troppo arduo da esprimere chiedono il mio intervento per una traduzione. Purtroppo il mio tedesco è come un vecchio vestito lavato troppe volte in lavatrice. Dopo la fine della scuola mi andava bene, tirava un pò qui e un pò là ma risultava abbastanza presentabile da poter andare in giro senza vergognarmi. Col tempo si è sbiadito e soprattutto si è ristretto in modo imbarazzante: quasi tutti i bottoni sono saltati e mi comprime le carni ovunque, lasciando scoperte vaste porzioni di carnagione pallida. Mi pesa ammetterlo ma non mi ci sento più tanto a mio agio.
Certo, quando capita l'occasione posso anche fare un figurone snocciolando qualche termine culinario specialistico, tipo "barbabietola", "cavolfiore", "brasato" o addirittura "canocchia". Mettiamola così: se mai dovessi smarrirmi nella Foresta Nera, ci metterei un bel pò a ritrovare la strada di casa ma nel frattempo riuscirei ad ordinare dei pasti appetitosi.

Tornando al signor K., ha prenotato per una seconda vacanza da noi alla fine di agosto.
Di solito arriva in corriera, da Monaco, e devo quasi sempre andarlo a prelevare alla fermata quando arriva e riaccompagnarlo per il ritorno. Quando però ha saputo che ci sono dei voli diretti Monaco-Rimini e che può usufruire di un servizio taxi dall'aeroporto convenzionato con prezzi bassissimi, ha voluto tutte le informazioni possibili e mi ha assicurato che, l'anno prossimo, sarebbe venuto in aereo. L'idea gli piaceva un sacco e mentre si trovava ancora qui pregustava già le future vacanze. Evidentemente, non ha potuto aspettare tanto a lungo perchè circa dieci giorni fa ha prenotato il soggiorno e anche il volo.
Ci sono esperienze che non possono essere rimandate, soprattutto se si raggiunge una certa età. Lui ha superato i settanta ma non li dimostra, non soltanto nel fisico ma anche nello spirito. Appena nota una signora piacente si fa sotto senza esitazioni, o quasi...Una sera ha visto una ragazza seduta fuori che stava parlando al cellulare e il signor K. deve aver sentito uno stimolo irresistibile: le si è avvicinato ma probabilmente non ha trovato le parole giuste ed è rimasto qualche secondo a fissarla dall'alto in basso, con la bocca aperta, mentre quella continuava a parlare al telefono guardandolo di traverso nel tentativo di capire che intenzioni avesse. Il tutto è durato forse cinque secondi ma a me sono parsi lunghissimi. Il signor K. alla fine ha desistito ma non sembrava troppo dispiaciuto. Forse non era il momento adatto, forse ha pensato: "ma sì, il mare è pieno di pesci". Infatti quella sera stessa l'ho visto piroettare all'hotel di fronte con una signora che gli arrivava all'ombelico nel corso della disgraziatissima serata danzante messa in piedi dal Fiorello de noantri. Oltre al richiamo delle belle donne non sa resistere nemmeno a quello della musica.

mercoledì 22 luglio 2009

07

Non avrei voluto lasciar passare tutto questo tempo prima di tornare a scrivere qualcosa ma non mi è stato possibile. Il lavoro si è intensificato e anche il gran caldo ha fatto la sua parte. Tuttavia, la ragione principale è che siamo in luglio, il mese in cui si concentra la clientela più bizzarra, ostica e...come dire? "ad alta sensibilità".

Questa mattina, arrivando in hotel, ho trovato un'ambulanza parcheggiata proprio davanti all'ingresso. Ormai non mi allarmo nè mi spavento più: ordinaria amministrazione.
Il portellone posteriore era aperto e potevo vedere che all'interno c'era un operatore medico e un uomo sdraiato sulla barella, immobile. Avvicinandomi, cercavo di capire di chi si trattasse ma la parte più visibile erano le suole delle scarpe e non ho potuto individuarlo (non sono ancora arrivato ad un livello di confidenza così alto con i miei clienti: se mai dovesse accadere, abbattetemi senza pietà).
Una vicina mi affianca e, nel caso la cosa potesse sfuggirmi, mi informa che "la giornata non è cominciata molto bene!".
Entro e mi aspetto di trovare mia madre sconvolta. Non è proprio così e capisco che la situazione non è troppo grave. Mi aggiorna con poche parole e con un'occhiata che significa: "cos'altro accadrà adesso?".
Si tratta di un cliente svizzero arrivato pochi giorni prima. Fin dall'inizio aveva manifestato un malessere a causa di bruschi sbalzi di pressione. Questa mattina, appena alzato dal letto, si è irrigidito di colpo ed è andato giù come una mummia picchiando la testa contro la parete e procurandosi un ferita lacero-contusa alla fronte. Ha avuto qualche secondo di coma (così avrebbero detto i medici). Quando si è riavuto era completamente disorientato.
Si trova tutt'ora ricoverato in ospedale, in osservazione, e non si sa quando potrà uscire. Di sicuro non potrà tornare a casa con la sua auto.

Sembrà strano dirlo ma i veri problemi arrivano da quelli che scoppiano di salute. Quest'anno la solita compagnia ha subito qualche defezione. Mancano i coniugi P. di Torino perchè lui è in attesa di essere chiamato per l'operazione alla cataratta. Se lo conosco abbastanza, avrà già pronta da mesi la borsa per l'ospedale, come una donna incinta.
Un'altra coppia di Bologna ha dovuto rinunciare in seguito ad alcuni problemi del marito, persona simpaticissima ma accanito fan di Silvio. Prima di conoscerlo ero convinto che i più tenaci sostenitori di Berlusconi fossero imprenditori brianzoli e meneghini come lui invece ho scoperto che si tratta nientemeno di un pensionato bolognese. Il mondo sta cambiando troppo in fretta. Chissà come avrebbe commentato le vicende private del suo beniamino di questi ultimi mesi...cosa ci siamo persi!

Anche con qualche assenza la compagnia rimane nutrita e agguerrita.
C'è G., l'emigrata in Svizzera, vedova procace ultraottantenne (portati alla grande) che si è fatta accompagnare da una signora che era stata da noi qualche anno fa insieme alla sorella. Siciliane, anche loro emigrate in Svizzera. Al tempo la signora aveva appena perso il marito, affogato nelle acque di Cesenatico in seguito ad un malore, ed era la prima volta che tornava al mare. Una notte hanno scoperto un ladro in camera. Si era arrampicato fino al primo piano ma era stato messo in fuga a causa del sonno leggero delle due anziane. Il caso ha voluto che quest'anno le fosse assegnata la stessa camera ma G. ci ha pregato di cambiare stanza perchè la signora era ancora "in stato di sciocco" e non si era mai riavuta da quell'esperienza.

In un solo giorno, naturalmente di domenica, si sono guastati: la macchina del ghiaccio, 3 fornelli su 6 della stufa, 1 boiler su 2 dell'acqua calda.

Il mio amico entertainer dell'hotel di fronte è stato finalmente censurato. Una domenica sera era partito come al solito per il suo show ma dopo meno di mezz'ora è stato ammutolito, probabilmente da un emissario del parrocco o dal parroco in persona che aveva visto già compromessa la funzione serale all'aperto.
Adesso si esibisce il giovedì.

lunedì 6 luglio 2009

Sparate sul pianista


Una delle figure tipiche della riviera è il cantante da piano bar in versione balneare. Intrattiene i clienti di un albergo o di un bar con la sua console elettronica a tastiera. Si esibisce da solo ma con tutto il potenziale di un'intera band musicale: basso, chitarra, batteria, fiati, violini ed effetti elettronici di ogni tipo. Si potrebbe quindi definirlo one man band. Il repertorio è quasi sempre lo stesso: valzer, tango, mazurca, liscio, polca, twist, e gli immancabili Anni '60 ( a proposito, per quanto tempo ancora dovremo sorbirceli?).

Non ricordo di aver mai visto uno di questi tipi nel mio albergo. Forse è accaduto quando ero molto piccolo o forse no. Mio padre ha fatto parte di un gruppo negli '60/'70 e in fatto di musica è sempre piuttosto esigente. Solo quelli davvero bravi potrebbero essere ingaggiati, altrimenti meglio allestire l'impianto stereo nel modo giusto e farlo lavorare con una compilation di brani accuratamente selezionati. In effetti, per molti anni la sera di Ferragosto si sgombrava la sala da pranzo accatastando tavoli e sedie contro le pareti, si allestiva una sorta di postazione da dj per la musica e via in pista. Per 2 o 3 anni abbiamo addirittura avuto un vero complesso che suonava dal vivo. Erano clienti abituali dell'albergo e si portavano gli strumenti insieme al costume e al telo da mare.

Chi fa spesso ricorso ad un professionista dell'intrattenimento canterino è l'hotel di fronte. Lavora molto con le agenzie e la "serata danzante" è compresa nel pacchetto a scadenze regolari, in genere in un giorno infrasettimanale.
Sarò sincero: non amo questo tipo di iniziative anche se comprendo benissimo la loro importanza nel modello romagnolo di vacanza. Buona parte della mia insofferenza deriva dall'avversione per un certo genere di musica e per l'ossessiva ripetizione del medesimo repertorio. Non c'è niente da fare: chiunque si presenti ha con sè la stessa lista di pezzi. Cambia soltanto l'ordine di esecuzione. Quelli più all'avanguardia ci inseriscono anche canzoni in inglese ma, immagino, costano di più.
Le sere in cui sento partire la musica dall'altra parte della strada sono più dure e più lunghe di tutte le altre. Ma se il volume non è troppo alto, se il/la cantante è abile, intonato e, magari ogni tanto, riesce ad infilare un pezzo inedito, riesco anche a sopportarlo.

Quando una sera di metà giugno di tre anni fa sentì partire la musica come una deflagrazione e, subito dopo, una sorta di lungo raglio d'asino, mi allarmai non poco. Cosa stava succedendo? L'avrei scoperto presto. Era il debutto di un nuovo intrattenitore, un ragazzo sui venticinque anni dallo spiccato accento pugliese. Aveva allestito la sua postazione ma al posto della tastiera elettronica multifunzione aveva un semplice notebook collegato all' impianto stereo. Mi ha subito dato l'idea dello studente che d'estate fa l'animatore per racimolare un pò di soldi e per far colpo sulle ragazze. Di sicuro, non poteva essere incluso nella categoria dell'one man band, anzi, dato che chi fa questo mestiere è quasi sempre una persona preparata e appassionata, temo che il nostro amico sia stato subito segnalato come una minaccia per la reputazione dell'intera categoria.
Non si limita ad eseguire canzoni. Dall'inizio alla fine è un fiorire di battute, allusioni, (anche pesanti), commenti sarcastici e punzecchiature, fino ad arrivare al gran finale con le barzellette in pieno stile berlusconiano. Insomma, l'intero repertorio dell'intrattenitore da villaggio turistico. Purtroppo per lui (e per noi) di Fiorello ne nasce 1 ogni 30 anni.
Quando canta è uno strazio: ululati, guaiti, squittii; per camuffare la totale mancanza di tecnica si lancia in dei falsetti insopportabili.

L'ultima esibizione risale alla domenica successiva alla Notte Rosa, i cui postumi erano perfettamente evidenti. Aveva regolato l'impianto con un volume più alto del solito, al limite della sopportazione, e se ne stava sbracato su una sedia a fissare con occhio spento le coppie di anziani che ballavano sbattendo tra i tavoli. Aveva rinunciato a cantare sulle basi musicali e si limitava a mandare le canzoni già bell'e pronte, inframmezzandole con battutine e commenti. Ho sentito con le mie orecchie un valzer molto patriottico sui caduti di Nassirya. Dove le va a pescare?
Ogni tanto fa partire la registrazione audio delle telecronache degli ultimi mondiali in Germania, soprattutto quelle dei gol di Grosso e Del Piero ai tedeschi, con Civoli che lotta con un infarto in arrivo.
A meno di cento metri di distanza, si stava celebrando la messa serale all'aperto, nel cortile della parrocchia. Devono essere stati momenti piuttosto imbarazzanti, con il sacerdote che recitava la liturgia nel tentativo di farsi capire dai fedeli (o perlomeno di farsi sentire) e questi ultimi che cercavano di mantenere un'aria assorta, come se si disponessero a cogliere il profondo significato di parole che non arrivavano mai perchè intercettate e abbattute dai versi e dagli sproloqui di quel senza-dio.
Confesso che più di una volta mi sono immaginato un cecchino che, dal tetto di uno dei palazzi circostanti, abbatteva l'infame proprio nel mezzo di uno dei suoi gargarismi vocali.

L'estate scorsa, proprio la sera di Ferragosto, la sua performance è stata provvidenzialmente interrotta da una clamorosa scenata di gelosia di un marito ubriaco che ha aggredito la propria moglie e l'occasionale compagno di ballo delle stessa nel corso di un giro di tango. Non escludo che la situazione fosse diventata così esplosiva proprio a causa di una battuta o un commento di troppo del nostro amico.
L'uomo ha trascinato la donna fin dentro l'ascensore e ha scatenato sulla poveretta una tempesta di sberle e cazzotti che hanno richiesto la chiamata del pronto intervento. Poi si è scoperto che non era così grave e ne è nata una discussione con gli operatori medici che, giustamente, hanno fatto osservare che la sera di Ferragosto devono occuparsi di ben altre emergenze. Avrei voluto dimostrare loro tutta la mia comprensione ma anche far loro osservare che un caso grave esisteva veramente: quel disgraziato con il notebook, da ricoverare all'istante!

venerdì 3 luglio 2009

Aspettando la Notte Rosa

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Ormai ci siamo. Il grande giorno, anzi, la grande notte sta per arrivare. Non ricordo i nomi di chi ha ideato questa ricorrenza, si tratta di alcuni amministratori della provincia, se non sbaglio. Anche se non è un’idea originale (c’era già la Notte Bianca di Roma), risulta azzeccata. Se avessero potuto registrare i diritti d’autore a quest’ora sarebbero milionari.

Il rosa comincia a spuntare ovunque. L’albergo accanto al nostro ha scommesso sulle luci. Da un paio d’anni sono soliti sistemare dei fari ad illuminare la facciata con coni di luce colorata. Non è proprio rosa, dà più sul fucsia ma l’effetto è assicurato. Quest’anno hanno anche coperto le lampade esterne dell’ingresso con una carta colorata, fucsia anch'essa. Adesso assomiglia ad un mega-bordello, tipo quelli che si possono vedere ad Amsterdam o a Berlino. Non lo dico per invidia (e neanche perché sono un frequentatore di bordelli, intendiamoci) ma il rosa è rosa, non fucsia. Comunque sia, attira l’attenzione e questo è l’unica cosa che conta, no?

Nei primi tempi anche noi ci siamo fatti prendere la mano: festoni, palloncini, ghirlande, nastri, fiocchi, tutto rosa. Per non parlare delle magliette e dei cappellini. Alla fine non se ne poteva più. Pareva un reparto neonatale dove fossero nate solo femmine. E tutto il lavoro per mettere/togliere? Adesso siamo più sobri anche se non possiamo fare a meno di domandarci se sia troppo o troppo poco. Si vuole sempre essere all’altezza dell’occasione.

venerdì 26 giugno 2009

Il ritorno dell'Imperatore


Se non vuoi pensare più a quel tanto di problemi esistenti in questo vecchio mondo, devi bere del buon vino.
(Pierino Brunelli)

Una delle cose che mi lascia più perplesso è la processione di persone che, a vario titolo, passano in albergo a chiedere soldi. L'elenco è lungo e vario: i rom con il pezzo di cartone sul quale è descritta in modo (volutamente?) sgrammaticato la disgrazia che li affligge; la lettrice di mani; la venditrice di piantine; la venditrice di strofinacci per la cucina; il venditore orientale di tappeti ; il venditore africano di fazzoletti di carta, accendini, accendigas e calze di spugna; il rappresentante dell'associazione per non vedenti o sordo-muti ; l'Sos Taxi; il mimo truccato da statua di marmo; il suonatore di fisarmonica; lo zampognaro che arriva all'improvviso, si piazza sulla soglia senza che nessuno se ne accorga e poi spara quattro o cinque colpi di zampogna che ti fanno schizzare sul soffitto come l'Uomo Ragno.
Alla fine, davanti ad un diniego, ti chiedono tutti almeno i soldi per un caffè o per il treno, o un'offerta libera. I più professionali chiamano per telefono e chiedono se possono inviare un incaricato per riscuotere l'offerta.

Uno dei più puntuali è Pierino Brunelli che forse qualcuno ricorderà nella galleria di personaggi bizzarri delle tv private pescati dalla Gialappa's. Allora passava per essere un emulo o una caricatura del suo, e nostro, conterraneo Mussolini. Da qualche anno ha preso un'indirizzo ecologico-new age. Si presenta soltanto una volta ogni estate e se ti rifiuti di elargire un'offerta se ne va senza insistere. Questo è un punto a suo favore.
Potrei dire che mi è simpatico, il che è vero, ma quello che più mi piace di quest'uomo è la sua assoluta convinzione in quello che fa e in quello che dice. Ha deciso di perseguire un preciso modello di vita e di virtù e, a sentire lui, impiega tutto il proprio tempo nella perorazione della sua causa: costruire un mondo dove regna la pace e la felicità attraverso la realizzazione del S.U.M.F.E.S (Stati Uniti Mondo Federale Economico Spirituale). Da par suo, si è proclamato Imperatore dell'I.E.U. (Impero Economico Universale), Ambasciatore di Dio sulla Terra presso l'umanità (insomma, non uno qualunque). Inutile ricordare che la maggior parte delle persone vive e muore proponendosi scopi molto più banali.
Ora, i casi sono due: 1) è completamente pazzo 2) si sta prendendo gioco di tutti divertendosi a farcelo credere. Comunque sia, non gli rifiutiamo mai un'offerta, 1 o 2 euro in cambio del Lunario dell'Imperatore, quest'anno alla 9a edizione dopo la 10a introduttiva (?). In questo particolarissimo calendario i mesi sono così rinominati: Freddoloso, Ragionevole, Imprevedibile, Promittente, Fiorito, Temporalesco, Afoso, Torrido, Mite, Variopinto, Nebbioso, Pigrone.
I giorni: Primdì, Secondì, Terzdì, Quartdì, Quintdì, Riposdì, Relaxdì.
C'è anche una mappa della Magna Romagna e una serie di massime e consigli illuminanti.

Ho infilato la mano in tasca per agguantare qualche spicciolo e quando l'ho ritratta c'erano la bellezza di 4 euro. Non era nelle mie intenzioni rivelarmi tanto munifico ma non ho avuto il coraggio di fare marcia indietro. In compenso, una donazione così pingue mi ha dato diritto, oltre al Lunario, al Bollettino d'informazione del Boscaiolo sulla costruzione di Ponte Fine, un'area boschiva di nuova concezione in provincia di Ravenna, e ad un libercolo dal titolo Professione "Boscaiolo" in cui sono contenute perle come quella citata all'inzio di questo post e che, più in generale, illustra la figura e la funzione del Boscaiolo in cui il Brunelli si identifica completamente.
Il "Boscaiolo" è una persona sana, forte ed incorruttibile, molto solidale, soprattutto è un instancabile lavoratore, di conseguenza è sempre felice, vive una normalissima vita e dedica molto del suo tempo a praticare una saggia attività sessuale con la sua donna.
Lunga vita all' Imperatore!

giovedì 25 giugno 2009

Apriti, cielo


Se qualcuno volesse vedere dei leoni in gabbia, non dovrebbe andare necessariamente allo zoo. Gli basterebbe entrare in un hotel della riviera durante un giorno di pioggia di fine giugno. Nel caso, non dovrebbe mai incrociare lo sguardo delle buffe creature che si aggirano tra i tavoli e i divani perchè verrebbe immediatamente circondato e...interrogato a sangue sulle ultimissime previsioni. Avendo la tv in camera e potendo seguire le previsioni del tempo ad ogni ora, non capisco perchè vengano a chiederlo a me. Forse vogliono qualcuno che li rassicuri, qualcuno che conosca bene quei cieli e quei venti. Non per nulla i bagnini sono consultati come oracoli.
Io, che ci crediate o no, non seguo l'evolversi della situazione meteo perciò non so mai come rispondere. A volte dirotto il mio interlocutore sulla pagina delle previsioni dei quotidiani o lo invito ad accendere la tv della sala per "vedere insieme le ultime previsioni". Possono rivelarsi momenti penosi e chi sono io per rifiutare un piccolo sostegno psicologico?
Leggono giornali e riviste, giocano a carte, e ogni tanto volgono il capo verso le vetrate e scrutano il cielo, mandandovi una preghiera o una maledizione, dipende. Appena spunta un pò di sole tutti scattano dalle sedie o dalle poltrone, raccolgono le borse che hanno lasciato in qualche angolo strategico ed prendono la via del mare. Più che bagnanti, sembrano i passeggeri di un treno.
Se sono a tavola, si affrettano a finire e rinunciano anche al pisolino pomeridiano. Restano in spiaggia fino all'ultimo minuto utile, per recuperare tutto il sole che non hanno potuto prendere e abbandonano ogni precauzione, come quella di non esporsi nelle ore più calde della giornata o il ricorso ad una protezione solare. I risultati di tutto ciò? Una ragazzina di 14 anni che sembra essersi rotolata su un letto di meduse; un signore che ha passato la mezza età che pare reduce da una seduta di schiaffi a otto mani di 4 ore. Sono sicuro che brucia, pizzica, solletica ma nessuno si lamenta, anzi, hanno l'aria di chi si è finalmente tolto un peso dallo stomaco.

lunedì 15 giugno 2009

Chiamate un' ambulanza!

Questa mattina, appena sono arrivato in hotel, mia madre mi ha informato che una cliente è stata trasportata d'urgenza in ospedale in seguito ad una violenta colica di fegato. E' accaduto tutto intorno alle 4,30 del mattino. Il compagno della signora si è precipitato di sotto in cerca di aiuto ma non ha trovato nessuno. Non abbiamo un portiere e mio padre era andato a dormire dopo che erano rientrati gli ultimi clienti. C'è un campanello per le emergenze sul muro vicino al banco del ricevimento ma non credo sia mai stato utilizzato (per fortuna). Il poveretto deve aver vagato in preda alla disperazione per un pò prima di imbattersi nella nonna che si alza invariabilmente ogni giorno alle 5,00 per dare il via alla giornata. A sua volta, questa è andata ad avvertire mio padre che è schizzato giù dal letto come se si trovasse sul Titanic dopo la collisione con l'iceberg e lui ha poi provveduto a chiamare il pronto intervento medico.
Quando, qualche ora dopo, il signore è tornato dall'ospedale per preparare i bagagli in vista del ritorno a casa, aveva un'espressione stravolta, gli occhi sbarrati e la lingua che si incartava ad ogni parola. Osservandolo, stavo cominciando a pensare che avessero ricoverato la persona sbagliata. In meno di dieci minuti ha fatto tutte e due le valigie. Ha preso un biglietto da visita dell'albergo, ha pagato il conto e mi ha promesso di farmi avere notizie. Non l'ho più sentito.

Non ne vado fiero ma le visite delle ambulanze non sono un fatto raro, almeno non tanto quanto vorrei. L'estate scorsa ho passato buona parte della Notte Rosa nella sala d'aspetto del pronto soccorso dell'ospedale dopo che un nostro cliente aveva avuto un collasso mentre passeggiava con la moglie per le vie del centro. E' stramazzato al suolo in un bagno di sudore. Sembrava che lo avessero appena ripescato da una piscina. Ambulanza e via! Mentre aspettavo in ospedale insieme alla moglie per avere notizie sul suo stato, iniziavano ad arrivare i primi caduti della grande serata in cui tutto, ma proprio tutto, è rosa, quindi anche il vomito degli ubriachi. In effetti, molti dei ricoverati erano persone che avevano bevuto troppo alcol troppo in fretta. Ricordo un uomo che avrà avuto poco più di 40 anni di età ma ne dimostrava 55, sdraiato su una lettiga con il tubo di una flebo che gli entrava in un braccio mentre con l'altro si copriva la fronte e continuava a ripetere: à l' ho vù la Notte Rosa! (trad.: l'ho avuta la Notte Rosa!). E ogni tanto sghignazzava.
Quando il mio cliente è finalmente uscito in corridoio, spinto da un infermiere, biascicava frasi incomprensibili, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Si trovava in evidente stato confusionale. Le altre persone presenti vicino a noi lo guardavano con un'espressione disgustata, come a dire: ma guarda questo, ubriacarsi ancora alla sua età...devi morire!
Non sapevamo ancora da cosa fosse dipeso il suo malore ma, se nessuno si dava la pena di informarci, significava che non era così grave. O almeno così suggeriva la logica anche se in questo paese, parlando di sanità, la logica non è molto ben vista. Aspettai con loro ancora un pò, nella speranza di parlare con un dottore. Ci dissero solo che bisognava attendere l'esito delle analisi ma che non c'era da preoccuparsi, così me ne andai a dormire.

Ci sono stati clienti con le stampelle, in carrozzina, con la bombola di ossigeno al seguito. Clienti che si facevano da sè le iniezioni di insulina o che se le facevano fare da qualcuno. Clienti che dovevano andare regolarmente in ospedale per delle analisi. In certi periodi i nostri frigoriferi si riempiono di fiale, siringhe, boccette, flaconi. Una piccola farmacia.
Vi sorprenderebbe sapere cosa sono disposte a sopportare le persone pur di non rinunciare alle vacanze, a quei 10-15 giorni in cui si ritrovano con gli stessi amici e conoscenti nel medesimo periodo dell'anno. Tuttavia, prima o poi, si è costretti a cedere: c'è chi è arrivato al mare con i propri mezzi ed è tornato a casa in ambulanza. Una resa onorevole sul campo di battaglia.
E' successo quattro anni fa. Due tra i nostri clienti più affezionati, B. e M., una coppia di romani che hanno frequentato il nostro hotel fin dai primi anni. Non erano molto anziani ma erano afflitti da un numero così alto di acciacchi che quasi uno non poteva crederci. Lui , B., camminava a stento, con passi brevi e rapidi, come se si trovasse sul ghiaccio. Aveva la schiena completamente bloccata e ogni volta che doveva sedersi o sdraiarsi (e ritorno), erano dolori. Anche lei , M., camminava con l'aiuto di un bastone cosicchè non si potevano nemmeno aiutare più di tanto l'uno con l'altra.
Una sera, poco prima di cena, B. cadde nel bagno. Io ero appena arrivato e qualcuno venne a chiamarmi. Quando entrai nella stanza c'erano già mio padre, mio fratello e mia nonna, oltre alla moglie e un paio di altri clienti. Cercavano il modo di aiutarlo ad alzarsi. Era incastrato tra il muro e il w.c. e indossava solo la canottiera e le mutande. Non sembrava in imbarazzo però e nessuno lo era per lui. Mia nonna soprattutto, che lo conosceva da più di 40 anni, cercava di fargli coraggio e scambiava con lui battute scherzose. Credo che fosse così abituato a disagi e sofferenze che non si arrabbiava e non si agitava più. Alla fine, con molta cautela, riuscimmo a portarlo sul letto. Era già stato allertato il pronto intervento perchè era evidente che non si era trattato di una semplice caduta. Arrivò l'ambulanza e se lo portò via insieme alla moglie. Io raggiunsi l'ospedale poco dopo, soprattutto per portare qualcosa da mangiare a lei. Aspettammo insieme nella sala d'attesa, mentre lo sottoponevano ad una serie di esami e di analisi. Quando lo riportarono indietro, sopra una barella, lo parcheggiarono in un vano al di là di un tramezzo con una grande vetrata. Potevamo vederlo ma non parlarci, a causa del vetro. Ci facemmo dei cenni di saluto e alla moglie fu permesso di passare dall'altra parte. All'improvviso fui preso alle spalle da una sensazione che, non so come spiegarlo altrimenti, mi gelò i piedi: e se quella fosse stata l'ultima volta che lo vedevo? Ebbi la consapevolezza di qualcosa di inesorabile e definitivo. Me ne andai dall'ospedale con la speranza di sbagliarmi, invece ci avevo preso in pieno.
Tornò a casa in ambulanza il giorno seguente e io avrei voluto salutarlo nel modo giusto ma non ci riuscì. In compenso, ci sentimmo al telefono verso Natale. Morì qualche mese dopo.
M. volle tornare da noi anche da sola, cioè senza di lui giacchè proprio sola non era. C'era una badante filippina a spingerla in carrozzina e, a turno, le due figlie. Dicevano che aveva insistito tantissimo per tornare al mare e che avevano dovuto accontentarla. Anche lei ebbe un malore e fu ricoverata in ospedale per diversi giorni. Cominciavo a credere che il nostro albergo stesse diventando piuttosto popolare presso il centralino del pronto intervento.
Fu costretta a tornare a casa e non poteva essere altrimenti. Mi dicono che ha "alti e bassi "ma nessuno ci ha spiegato cosa esattamente questo voglia dire. Sono sicuro che pensa ancora alle vacanze, al mare, agli amici. Chissà, magari noi tutti facciamo parte degli "alti" e se è così, non posso che essere contento.

venerdì 5 giugno 2009

Finchè ci si vede...


Così va la vita.

(Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5)

Incontrare così tante persone una volta all'anno, tutti gli anni, ha diverse implicazioni. Il piacere di ritrovarsi è legato anche alla consapevolezza dei cambiamenti intervenuti nella vita di ciascuno. Ci si aggiorna sulle novità, buone o cattive che siano, e si rivelano gli ineluttabili mutamenti causati dallo scorrere del tempo: qualche nuova ruga, un diverso taglio di capelli o addirittura meno capelli, chili che vanno e vengono, e così via. Alla domanda obbligata "come va?" rispondono quasi tutti con "eh! Finchè ci si vede va tutto bene!" Vorrebbero risultare spiritosi e saggi allo stesso tempo, in realtà stanno parlando in codice per dirti: "la prego, non mi faccia parlare...voglio soltanto passare qualche giorno in santa pace".
Quando non ci si vede, non si deve pensare subito al peggio ma succede. I clienti muoiono (o scelgono un hotel diverso, il che per molti albergatori è la stessa cosa), come ogni altro essere umano.
Proprio in questi giorni soggiorna in albergo una signora che ha perso il marito qualche mese fa. Erano nostri clienti da circa dieci anni. Lui era una delle persone più gioviali che abbia mai conosciuto. L'ultima volta che vennero insieme, l'anno scorso, era già malato ed i segni della terapia erano evidenti, così come l'affaticamento che lo pervadeva. Nonostante ciò non ha mai perso la voglia di scherzare e di stare in compagnia. Ti induceva a credere che, se c'era qualcuno che poteva farcela, erano quelli come lui. Quando ci salutammo dandoci appuntamento per l'estate seguente, credo che tutti quanti, noi e loro, ci domandammo se fosse davvero possibile.
Quando morì, l'inverno scorso, fummo avvisati dagli amici con i quali veniva al mare. Gli stessi che ci tenevano aggiornati sull'evolversi della malattia. Sapevamo che era una cosa seria ma la notizia ci lasciò storditi come lo scoppio di un grosso petardo.
I miei parteciparono al funerale, in un paese ai piedi dell'Appennino modenese, e tornarono a casa con un croccante di mandorle artigianale e una bicicletta da uomo usata ma ben tenuta. Mi è parsa una cosa strana ma anche inspiegabilmente bella. La solidarietà ha strani modi di essere ripagata.

martedì 2 giugno 2009

Saltare da fermo


Il lungo ponte del 2 giugno è crollato sotto la pioggia. Molti hanno cercato di salvarsi scappando verso casa ma sono riusciti soltanto ad imprigionarsi nel traffico. Guarda caso, mi sono trovato in macchina proprio nel momento fatale, dovendo accompagnare mia nonna all'ospedale per la terapia di riabilitazione dopo la rottura di una spalla (dovuta ad una caduta di qualche mese fa). C'erano file ovunque, così lunghe che era difficile immaginare dove finissero. Non avevo guardato le previsioni per questi quattro giorni ma se dovessi giudicare dal numero di persone arrivate in riviera, non dovevano essere troppo brutte. Temo che abbiano volutamente esagerato in ottimismo per compensare il pessimismo (poi risultato infondato) espresso in occasione del ponte del 1 maggio.

Contavo su questi 4 giorni per acquisire il passo giusto, invece mi ritrovo ancora sfasato. Non sono ancora nella parte, per così dire. E' come dover saltare da fermo, si fa più fatica e non si guadagna molto terreno. Mi ci vorrebbe una bella rincorsa. E' una situazione difficile e spiacevole perchè mi costringe a tenere un'insolita distanza con le persone. Mi ritrovo a farmi domande come: "cosa vuole da me questa gente? Chi l'ha mandata?"L'altro giorno un ragazzo che non avevo mai visto prima mi ha chiesto addirittura un rotolo di carta igienica. Non è stato un bel momento.

sabato 30 maggio 2009

Con o senza

Ci voleva un lungo ponte come questo del 2 giugno per smuovere le acque. Quando arrivano i tipi più strani e particolari, significa che un gran numero di persone si è messo in movimento. Altrimenti si vedrebbero in giro solo pochi, sparuti e anonimi individui che si fanno dimenticare in fretta. A dimostrazione di ciò, è arrivato un signore di Reggio Emilia che fu già ospite presso di noi l'anno scorso. Quando ha prenotato al telefono non avevo idea di chi fosse ma, una volta arrivato in hotel, l'ho subito riconosciuto e non poteva essere altrimenti giacchè indossa uno dei parrucchini più spettacolari che mi sia mai capitato di vedere. In pratica, una nuova specie di animale domestico. Il fatto ecclatante però è un altro: lo toglie e lo rimette con estrema disinvoltura, anche più volte al giorno. Ad esempio, l'aveva in testa al momento del suo arrivo ma quando è sceso dopo aver sistemato i bagagli ed essersi cambiato d'abito, non l'aveva più! E' molto disorientante. Perdipiù ha una testa assolutamente glabra e lucida e, quel che è peggio, si nota la differenza di colorito tra la pelle del viso e quella della nuca con la linea di demarcazione che ricalca esattamente la forma del parrucchino.
Mi chiedo quale sia il criterio che adotta per decidere se indossarlo o meno. Quando esce la sera? Quando fa freddo? Quando guida? Non sono ancora riuscito a capirlo ed è fuori discussione che glielo possa chiedere. Peraltro, e questo mi manda ai matti, non è il solo cliente con questa particolarità. C'è anche un altro signore tedesco che solitamente prenota per luglio, un ultrasettantenne che sfoggia alternativamente il tupè e la pelata senza batter ciglio. Viene in vacanza con l'amante, una signora della stessa età o anche più vecchia (almeno lo sembra) che temo verrà presto rimpiazzata. La scorsa estate ci disse che, per l'anno seguente, avrebbe portato con sè un'altra signora più giovane e più portata per il ballo di cui è un grande appassionato. Tra parentesi, ha pure una moglie che però resta a casa perchè non le piace viaggiare.
Anche il signore di Reggio Emilia è in buona compagnia. Sta insieme ad una signora ucraina e quest'anno ci sono anche altre due amiche di lei. Tetyana, Olga e Mariya. Una pattuglia di badanti in piena regola.
Non è che stiamo sottovalutando i parrucchini?

sabato 23 maggio 2009

Cuochi



In questi giorni è venuto a trovarci i nostro cuoco Maurizio. Una ricognizione prima della partenza dato che, lavorando in un istituto alberghiero, fino alla fine di giugno sarà impegnato con gli esami e i giudizi di finali. Nel frattempo, dovremo arrangiarci come meglio possiamo e non posso dire di essere molto tranquillo. Spero solo che questo mese passi in fretta ma non succede mai: aprile e maggio volano, giugno-luglio-agosto sono interminabili.

Maurizio lavora con noi dall'agosto dell'anno scorso, quando proprio nel bel mezzo della Stagione, la cuoca che avevamo assunto decise che ne aveva avuto abbastanza. Vorrei poter dire che, in quasi cinquant'anni di attività, non era mai successo che un cuoco abbandonasse il suo posto ma questa piccola soddisfazione mi è negata perchè soltanto l'anno precedente un altro cuoco aveva fatto peggio, dando le dimissioni il giorno di Ferragosto e non presentandosi per la cena.
Ricordo che quella sera c'era molta più gente del solito in cucina e tutti correvano da una parte all'altra parlandosi senza nemmeno fermarsi a guardarsi negli occhi. C'era mia nonna ottantenne piegata sull'impasto dei passatelli come se volesse strangolarlo, la cameriera ai piani che trucidava l'insalata, l'aiuto-cucina e mia madre che affogavano la pasta asciutta nell'acqua bollente oltre ad una ex dipendente che era accorsa in nostro soccorso.
Non so come riuscimmo a scamparla. Forse l'unica spiegazione possibile è che quando accadono imprevisti del genere non hai altra possibilità che...ignorarli. Devi solo proseguire, andare avanti come se niente fosse, senza fermarti a pensare alle possibili conseguenze perchè sono così tremende, così brutte, che c'è il rischio di restare pietrificati come dallo sguardo della Medusa. E se tutti sono pietrificati in cucina, chi prepara la cena ai clienti?

Quando l'estate scorsa la cuoca saltò giù dalla diligenza in corsa lasciandola senza guida, non dico che eravamo preparati ma se hai già visto il diavolo una volta, la seconda fa meno paura. Abbiamo preso le briglie sperando di tenerle il tempo necessario per mantenere la direzione nei pochi giorni necessari a trovare un sostituto. A voler essere realisti, serviva un miracolo: dove potevamo trovare un cuoco alla fine di luglio? L'eventualità più probabile era di pescare qualcuno che fosse stato licenziato o che si fosse dimesso. Sai che bellezza!
Spargemmo la voce, facemmo qualche telefonata e nel giro di un paio di giorni ottenemmo un contatto. La persona con cui parlammo ci era stato presentato come un santone del collocamento, uno chef che lavorava in riviera da più di trent'anni e che si occupava anche di trovare il personale ad alberghi e ristoranti. Ci richiamò dopo un paio d'ore dandoci appuntamento per la sera del giorno successivo, quando avrebbe accompagnato la persona che faceva per noi. Ci suonava tutto molto surreale ma che alternative c'erano?
Delle tre persone che si presentarono in hotel alle 23,30 del giorno prestabilito, nessuna aveva anche solo vagamente la parvenza del cuoco. Colui che guidava il gruppetto era un signore di mezza età e anche di mezza altezza, con l'aria del tipico uomo di mondo. Il secondo era un ragazzotto dall'età indefinibile e dall'aria un pò smarrita che si teneva ben stretto al suo mentore compiacendosi nell'osservare le reazioni degli interlocutori del suo maestro; il terzo era un ragazzo robusto con gli occhi sgranati che si reggeva ad una stampella a causa di evidente anomalia alla gamba sinistra, stretta dentro un tutore di plastica che si infilava fin dentro la scarpa.
Ci misi qualche secondo a capire che il signore in testa al gruppo era il contatto con cui avevamo parlato. Pensavo che si trattasse dei rappresentanti di una qualche associazione operante nel sociale che erano passati a domandare un'offerta (accade di continuo quasi ogni giorno, credetemi). Mai valutazione fu più sbagliata e mi vergogno ancora di averlo pensato. Quando compresi l'intera situazione, dovetti sembrare alquanto disorientato.
La terza persona, quella con la stampella e il tutore, era Maurizio. Non ho mai saputo chi fosse la seconda.
Maurizio è napoletano o almeno così si definisce, anche se vive in provincia di Salerno (ma è nato a Napoli e questo dovrebbe bastare per strappare la cittadinanza). Il problema alla gamba è dovuto ad un incidente d'auto e all'imperizia di qualche medico. Ha ammesso subito di aver bisogno di collaborazione in cucina per non essere in grado di affrontare certi sforzi, ma non l'ho mai sentito lamentarsi e ha più determinazione della maggior parte di persone che conosco. La sera non disdegna di sedersi fuori a chiacchierare con i clienti e con qualcuno è diventato abbastanza amico da attraversare mezza Italia per andare a fargli visita. Non si gongola per i complimenti alla cucina ma, d'altro canto, sa che nessuno si lamenterà mai. Ha 34 anni ed è solo di passaggio, come sono tutti quelli giovani e bravi che capitano in riviera. La nostra sarà anche la terra dell'accoglienza ma non sarà mai la terra dell'eccellenza. E' il suo pregio e anche il suo limite. Ha viaggiato molto ma non era mai stato dalle nostre parti. Si è detto molto impressionato e sta già progettando di aprire un locale suo, in futuro. Intanto ha aperto un'agenzia di collocamento insieme alla persona che ce lo ha presentanto. L'unica consolazione per il giorno che ci lascerà, è che ci penserà lui a trovare il suo sostituto.

martedì 19 maggio 2009

Sentirsi a casa


Odio sentirmi a casa, quando vado da qualche parte.
(George Bernard Shaw)

Tutti credono che il complimento migliore che un albergatore possa ricevere dai suoi clienti sia:"qui mi sento come a casa!". Dipende da chi lo dice, a volte suona più come una minaccia. Comunque, è una grande responsabilità. La gente è capace di cose tremende, a casa propria: fare la pipì sul divano (e non mi riferisco ai bambini), sedersi a tavola in costume da bagno, schizzare i muri di Coca-Cola e mettere il parmigiano sugli spaghetti alle vongole. Quando le persone si sentono a loro agio allentano i freni inibitori.
Eppure, non dovrebbe essere poi così brutto smarrirsi un pò, trovarsi in situazioni nuove, provare sapori differenti. Un pizzico di incertezza è salutare, ci risveglia i sensi e stimola il cervello a mettersi in moto dopo un lungo periodo trascorso con il pilota automatico. E ci preserva dalle macchie indelebili che rovinano un bel tessuto.
E' vero che un soggiorno sulla riviera romagnola, in hotel a conduzione familiare, con le spiagge attrezzate per neonati ed animali, non è il prototipo di vacanza per chi cerca l'avventura ma è altrettanto vero che le vacanze migliori sono quelle in cui riusciamo a dimenticarci tutto ciò che abbiamo lasciato alla partenza e che ritroveremo al ritorno. Non è raro veder arrivare persone piene di diffidenza e di ritrosia, uomini soprattutto (giacchè le donne sono più aperte, curiose e desiderose di evasione), che avrebbero preferito restarsene dov'erano invece di trascinarsi dietro tutti e tutto per chilometri e chilometri, oppure convinti da amici o parenti ad aggregarsi alla compagnia. Gli si può leggere in viso che non sono affatto contenti di essere stati distolti dai loro problemi e dai loro pensieri i quali, ne sono assolutamente convinti, si aggraveranno solo per il fatto che non siano rimasti là a covarli. Non vogliono sentirsi a casa, vogliono essere a casa.
Per fortuna, nella maggior parte dei casi, questa situazione non dura che qualche giorno. Osservare il cambiamento può essere illuminante. Cominciano tenendosi in disparte, evitando ogni contatto, leggendo lo stesso giornale per trenta volte al giorno, mangiando il gelato in un angolo semibuio da dove possono tenere d'occhio tutti fino a quando capiscono che non possono rifiutare l'ennesimo invito a giocare a carte o a bocce. A quel punto si accorgono che non è così male, che possono sopravvivere a qualche distrazione e che gli è concesso anche posare il loro fardello per un pò. Li ritrovi gli ultimi due giorni in mezzo al gruppo, abbronzati e leggermente straniti, a seguire con vero interesse una conversazione sui motori diesel di vecchia generazione o sulla preparazione di qualche formaggio tipico. Si sono scordati di casa proprio quando è il momento di ripartire ma in definitiva chi se l'aspettava?

venerdì 15 maggio 2009

Ama il prossimo, combatti il vicino

Se dovessi vedermela solo con i clienti, anche i più agguerriti, non sarebbe tanto male. Purtroppo si aggiungono alla contesa anche la mia famiglia, il personale e i vicini. Bisogna essere molto ben allenati per tenere testa a tutti.
I vicini sono forse quelli che danno meno problemi ma, chissà perchè, non perdoniamo loro colpe che saremmo disposti ad ignorare se solo riguardassero qualche familiare o amico. Sarà per il fatto che non ce li siamo scelti, che ci sono stati imposti da una qualche divinità urbana. Ci sarà una ragione per cui in campagna i vicini si aiutano mentre in città si combattono. Comunque sia, le cose stanno cambiando in fretta: le campagne si stanno spopolando e non dovremo più preoccuparci di questa stridente differenza.

I nostri rapporti con i vicini sono sempre stati piuttosto cordiali e non si sono mai verificati episodi troppo spiacevoli. Quando il lavoro entra nella fase più intensa però, anche fatti di poco conto possono essere decisivi nel rompere gli equilibri. Come quella volta in cui il genero della signora che vive nella casa accanto (a sinistra), il giorno di Ferragosto, arriva con il suo Mercedes presidenziale e parcheggia nella nostra proprietà, sul nostro "passo carrabile", dove solitamente sostano le nostre auto. Mio padre non gli ha lasciato nemmeno il tempo di scendere dalla macchina e gli ha abbaiato contro come un mastino finchè quello non ha fatto retromarcia e ha parcheggiato dove doveva: nel parcheggio pubblico. Se vi sembra una reazione esagerata provate ad entrare in un albergo della riviera il giorno di Ferragosto: noterete che le vene del collo di chi ci lavora sono insolitamente gonfie e che le persone si muovono a scatti, come incalzate da piccole scosse elettriche. Non c'è da scherzarci troppo.
Soltanto con il figlio della medesima signora abbiamo raggiunto un tacito accordo. Lui vive ancora lì ed è stato per diversi anni il mio miglior amico dell'estate. Da bambini eravamo inseparabili, sempre a giocare insieme: io, lui, mio fratello e il figlio del fornaio di fronte. Non ricordo l'anno in cui questo sodalizio si interruppe ma accadde all'improvviso. Penso sia stato perchè ognuno di noi fu costretto a smettere di giocare per cominciare a lavorare, noi in albergo, lui con il padre marmista e il figlio del fornaio...al forno. Arrivarono le prime responsabilità e si portarono via ogni cosa. Tutta la complicità è andata perduta e adesso ci limitiamo a salutarci, raramente scambiamo qualche battuta. E' molto ingrassato, beve e fuma troppo (c'è stato un periodo in cui, dopo ogni fine settimana, la sua macchina aveva una bozza o una strisciata in più sulla carrozzeria). I suoi genitori si sono separati molti anni fa, le sue due sorelle si sono sposate e lui è rimasto solo con la madre, la quale, peraltro, cade vittima di attacchi isterici molto pericolosi. Lavora tutto il giorno e quando arriva a casa la sera è così stanco che riesce solo a mangiare e a mettersi a letto davanti alla tv. Mi capita spesso di sentirlo dalla finestra aperta della sua stanza al primo piano: alle voci della televisione si sovrappone spesso il suo russare violento. Esce solo il venerdì sera, non so con chi o dove vada ma poi trascorre sia il sabato che la domenica in casa, probabilmente per riaversi dagli effetti di qualche pratica devastante.
Ad ogni modo, è abbastanza collaborativo: lascia quasi sempre il passaggio libero e quelle volte che non lo fa è sempre pronto a spostare la macchina oppure a darmi le chiavi. In fondo usufruisce del passaggio per tutto il resto dell'anno. E' un buono ma è solo e, quel che è peggio, mi pare rassegnato.

Al piano terra della stessa casa si trova il negozio di frutta e verdura dal quale ci riforniamo. E' gestito da sempre dalla stessa famiglia ma ormai ci lavorano solo i due anziani coniugi e il loro figlio maggiore. I figli più giovani hanno avuto il buon senso di svignarsela.
Se la condizione del mio amico di cui sopra mi preoccupa, quella del figlio maggiore dei fruttivendoli mi spaventa. Non l'ho mai visto in un luogo diverso e in una circostanza diversa da quelli del negozio. Ha passato da un pezzo i quaranta e non ha altra distrazione che il lavoro. Ha sempre qualcosa per cui recriminare e ha l'aspetto di un naufrago scampato ad un tifone. Si attacca con i genitori ogni santo giorno, per i motivi più sciocchi. A volte le urla si sentono fino in fondo alla via e non si fanno problemi a metter su una delle loro scenate in presenza dei clienti. Più di una volta, andando a far l'ordine per la cucina, mi sono trovato in mezzo alle loro "scagnarate". Non è raro vedere altri albergatori o ristoratori andarsene esasperati lasciando il biglietto della spesa. Io mi imbarazzo da morire e tento qualche accenno di pacificazione, soprattutto quando la diatriba sorge per colpa mia, ossia per qualcosa di connesso alle mie richieste (l'unica nota positiva è che discutono sempre in dialetto e questo contribuisce molto a sdrammatizzare).

Il bar dall'altra parte della strada ha chiuso per ferie e riaprirà solo a fine mese. Non è l'unico locale a farlo. Poco prima che inizi il ballo, ci si prende qualche settimana per ricaricare le batterie. Non sono molto convinto che funzioni ma vorrei poter provare. Invece devo affrontare questo gigante affamato così come mi trovo. Per come mi sento, mi pare di non avere altro che una spada di plastica.

Accanto al bar, proprio di fronte all'albergo, c'è una palazzina di tre piani in cui si affittano appartamenti ai turisti. Al piano terra fino allo scorso anno c'era un negozio di tappeti persiani. Se un tappeto dà un tono alla stanza, un negozio di tappeti dà un tono alla via e questo è l'unica ragione di rimpianto. Si dice che il titolare sia scomparso senza finire di pagare l'affitto e molte altre cose. Era un iraniano, o un siriano, non ricordo bene. Da quando ha aperto, qualche anno fa, ha tenuto sempre affissi alle vetrine grandi manifesti che annunciavano: SVUOTA TUTTO o SVENDITA TOTALE o FINO AD ESAURIMENTO. Solo un anno dopo l'apertura si sparse la voce che avrebbe chiuso e la stessa cosa veniva ribadita ogni anno. Tattiche millenarie da mercante orientale. Adesso tutte le serrande sono abbassate, sormontate dal cartello "affittasi". Non sono per niente fiducioso.

In un'altra palazzina qualche decina di metri più avanti, in direzione del mare, la situazione è piuttosto vivace. Per anni l'immobile è stato dato in affitto a famiglie di pataccari napoletani fino alla sera in cui alcuni di loro si sono messi a scaraventare sedie e tavoli contro la vetrata dell'hotel accanto al nostro (a destra). Io ero ancora un ragazzino e ricordo che stavo disegnando seduto ad un tavolo della sala da pranzo quando ho sentito questa cascata di vetro rovesciarsi sul pavimento e poi il proprietario dell'albergo urlare: "mi avete rovinatoooo!"
Non ho mai saputo quali fossero stati i motivi alla base del gesto. Quando sono arrivati i carabinieri e hanno bussato alla porta della palazzina, uno dei responsabili, tale Gennarino, ha aperto la porta sbadigliando in faccia al gendarme, come se quello sconsiderato avesse potuto svegliarlo a quell'ora di notte, quando tutti i bravi guaglioni dormono beatamente.
Ero poco più di un bambino ma mi è parsa una scena ridicola.
Da quel momento in poi niente più napoletani. Lo stabile è stato ritrutturato e rinnovato e i locali sono stati affittati a lavoratori stranieri, soprattutto albanesi. Una volta c'era un uomo agli arresti domiciliari e i carabinieri passavano ogni giorno per il controllo di rito. Alla fine di quell'estate seppi che il tizio riuscì a scappare imbarcandosi clandestinamente al porto di Ancona.
Quest'anno ci sono grosse novità. A quanto pare tutti i locali sono stati affittati alle dipendenti di un night club. Una di queste è stata ribattezzata maitresse dagli altri abitanti della via, in quanto incaricata di dirigere e coordinare lo staff. Una morettina sui trent'anni con il caschetto, alta al massimo 1.60, abbronzata e piuttosto discinta nel vestire, che Dio la benedica. Ha tre cani, due Chihuahua e un Cavalier King, che ogni tanto saltano il cancello (o passano in mezzo alle sbarre, non ho ancora ben capito) e la costringono a frenetiche rincorse per la strada strillando i loro nomi. Il Cavalier si chiama Camilla. Dopo averli agguantati li prende in braccio e li sbaciucchia rimproverandoli per aver fatto i cattivi.
A volte ho visto un pulmino o un taxi fermarsi davanti alla casa e caricare o scaricare qualche ragazza. Il traffico aumenta il venerdì e il sabato sera. Se non portano il lavoro a casa, possono durare tutta l'estate.

martedì 12 maggio 2009

Non si accettano scommesse

Finchè la Stagione non sarà entrata nel vivo, ci si continuerà a chiedere come sarà (d'ora in poi userò sempre la "s" maiuscola, alla tedesca). Quando incontro qualche conoscente con il quale non ho abbastanza confidenza per poter discutere di argomenti più personali, vengo posto inesorabilmente davanti allo stesso interrogativo. Mi domandano pareri come se, lavorando nel settore, io potessi fare previsioni più attendibili di quelle che potrebbe fare chiunque altro. Che cosa rispondo? Mi dispiace ammetterlo ma si tratta di una serie di frasi fatte delle quali non vado fiero. Come quando si parla del tempo e, più in generale, di tutti quegli argomenti sui quali non abbiamo alcun controllo.
Sono giorni tranquilli ma la consuetudine vuole che non debba rallegrarmene. Mi godo la quiete prima della tempesta. Tra poco mi sarà impossibile starmene seduto auf der Terrasse a leggere un libro alle due del pomeriggio, sotto un sole ancora gentile con la lana dei pioppi che fluttua nell'aria.

venerdì 8 maggio 2009

L'importanza di tenersi occupati

Come anticipato, ho anche un secondo lavoro. Essendo la mia un'attività stagionale, devo trovare il modo di tenermi occupato nel resto dell'anno anche considerando che il nostro non è un grande albergo (allo stato attuale 33 camere).
Per me l'estate non è mai stata sinonimo di vacanze. Anche quando ero troppo piccolo per lavorare, non mi muovevo dall'albergo. Crescendo, sono stato sempre più coinvolto con la conseguenza che, una volta terminata la scuola iniziava il lavoro e una volta terminato il lavoro ricominciava la scuola. Dopo la maturità mi sono iscritto all'università ma anche in questo caso dovevo adeguare la mia tabella di studio alla stagione lavorativa. Questo è stato uno dei fattori che hanno prolungato oltremodo la mia carriera di studente. Ho impiegato dieci anni a laurearmi. Discussi la mia tesi in una calda giornata di fine giugno, nell'ultima sessione dell'anno accademico. Il periodo non era il più indicato, con il lavoro eravamo già a pieno regime e qualcuno avrebbe dovuto restare a presidiare il castello. In questo mestiere, qualunque cosa succeda, non si può abbassare la serranda e aspettare tempi migliori.
Alla discussione erano presenti solo mia madre, una delle mie nonne e un amico. Non ero agitato o preoccupato, solo accaldato dentro il mio vestito nuovo e impaziente di finire. La discussione durò una ventina di minuti, quando terminai e fui proclamato dottore mia madre aveva un'aria disorientata. Disse: "non ti avevo mai sentito dire tante parole tutte in una volta".
Quando arrivammo a casa, mio padre si commosse fino alle lacrime, ero il primo laureato in famiglia. Avevo capito che loro ci tenevano molto più di me, tuttavia avevo già fatto la mia scelta: non avrei intrapreso nessuna carriera, avevamo cominciato da poco le opere di ristrutturazione con i finanziamenti delle banche e in un'azienda familiare di questo tipo il contributo di ogni singolo membro è fondamentale.
Temo di averli delusi per metà, e di averli rassicurati per l'altra metà decidendo di restare. Ho cresciuto una pianta che non ha dato frutti (e non so se ne darà mai) ma resta lì a decorare il giardino.
Ad ogni modo, non mi ero arreso del tutto. Ero alla ricerca di qualche compromesso. Nell'ottobre seguente, dopo la chiusura, mi fu proposto di entrare come collaboratore nell'agenzia immobiliare che un amico, lo stesso che era stato presente alla mia laurea, aveva aperto con un socio. Lui e suo padre hanno fatto da sempre questo mestiere ed erano perciò ben inseriti nel settore. Perdipiù, si trattava di un impegno che mi lasciava la possibilità di continuare ad occuparmi dell'albergo in estate. All'inizio ho creduto che avrebbe potuto essere la soluzione giusta. Potevo sfruttare una parte delle mie competenze, tenermi impegnato in inverno e avere un' entrata finanziaria supplementare. Purtroppo il sodalizio non ha dato l'esito sperato e il mio amico è uscito dalla società. Io avrei anche potuto rimanere ma ho preferito non farlo. Le prospettive di guadagno erano sempre state modeste ma ero disposto a passarci sopra. Ciò che era venuto a mancare era la possibilità di imparare davvero il mestiere e questo mi premeva assai di più.
Ho trascorso un paio d'anni piuttosto tormentati, afflitto dai sensi di colpa. Mi alzavo preso la mattina e consideravo il più piccolo impegno come di fondamentale importanza.
Quando decisi di andare a vivere per conto mio la situazione si fece ancora più pressante. Non potevo più aspettare di "sistemarmi", dovevo prendermi qualche rischio.
Qualche settimana dopo mi fu offerta l'occasione di lavorare in una società di calcio dilettantistica come segretario. Non ci pensai sopra troppo a lungo, c'era l'affitto e tutte le altre spese da pagare.
Sono stato un vero appassionato e un tifoso dall'età di otto anni ma negli ultimi anni le cose hanno iniziato a cambiare in modo radicale. Se a quel tempo me lo avessero detto non ci avrei mai creduto. Ero convinto che sarebbe sempre stato così e che questo sarebbe bastato a consolarmi di qualsiasi dispiacere. Il pallone mi ha deluso e stancato. E' come aver scoperto il tradimento di una moglie troppo bella per limitarsi alle attenzioni di un solo uomo. Tu hai la ragione dalla tua parte ma lei troverà certamente di meglio. Vale la pena di arrabbiarsi?
Coloro che snobbano il calcio, che non se ne sono mai interessati o che addirittura lo detestano sono considerati persone da cui guardarsi. Qualcuno che tira a fregarti, insomma, e con il quale è consigliabile non entrare in intimità. Chi, invece, si è sempre interessato al pallone ma ad un certo punto afferma di non volerne più sapere, viene prima guardato con divertita incredulità e poi con raggelato distacco, come si guarda qualcuno che tradisce una causa comune.
Ho sviluppato un atteggiamento disincantato che mal si concilia con il coinvolgimento emotivo tipico di quest'ambiente. Inoltre, anche qui sono richiesti nervi saldi e tanta pazienza soprattutto quando le squadre da seguire sono dieci o più, come nel mio caso. A voler essere pessimisti potremmo dire che me la sono andata a cercare. Mi sono giocato anche le poche ore libere durante l'estate, quelle che solitamente riservavo ad un sonnellino o ad un bagno al mare. Molto spesso la mia giornata inizia alle otto del mattino e finisce a mezzanotte o all'una, senza pause.
Non sono più tanto convinto che sia così importante trovare qualcosa che mi tenga "occupato".

martedì 5 maggio 2009

Di ponte in ponte

Dopo la Pasqua ci si aggrappa ai ponti: 25 Aprile, 1 Maggio, 2 Giugno...Molti li segnano sul calendario con largo anticipo e li usano come gancio psicologico per farsi trascinare durante i mesi e le settimane di lavoro precedenti, poi non è detto che partano effettivamente. Se ci si sfinisce coltivando troppe aspettative si rischia di esaurire ogni stimolo. Sono tempi difficili questi, anche se qualcuno deve spiegarmi quando mai abbiamo avuto tempi facili. Ad ogni modo, c'è stato un pò di movimento in occasione del ponte del 1 Maggio (quello del 25 Aprile non è stato un vero ponte, dato che è caduto di sabato). Il 2 Giugno si prospetta come il migliore, staremo a vedere (lungi da me l'intenzione di fare la conta di chi va e di chi viene...).

martedì 28 aprile 2009

I primi e gli ultimi

Sono arrivati i primi clienti di quest'anno: la stagione è ufficialmente cominciata.
I primi ospiti e gli ultimi hanno un loro carattere emblematico. I primi sono quelli che ti mettono le manette, gli ultimi ti consegnano le chiavi per aprirle.
Questa volta è toccato ad un cliente abituale, così abituale da essere considerato per parecchio tempo un vero rompipalle. M. è mio coetaneo e viene da noi da quando era bambino. Inizialmente veniva accompagnato dai nonni e dal suo fratello gemello T. (gemelli eterozigoti, perciò non identici), poi ha continuato a venire anche da solo o con la fidanzata di turno. Per molti anni è stato il mio incubo personale. Contavo i giorni prima del suo arrivo e poi quelli prima della sua partenza. Il periodo coincidente con il suo soggiorno era il più stressante e sfiancante di tutta l'estate. Dovevo andare a correre con lui sulla spiaggia di buon mattino e la sera accompagnarlo a bere o a mangiare in giro per locali. Se appena provavo a balenare una scusa per evitarlo, non esitava a biasimarmi in pubblico. Non credo abbia mai veramente preso sul serio il fatto che dovessi lavorare. M. è il tipo di persona che ha sempre la battuta pronta, che commenta sarcasticamente il modo in cui si è vestiti o il taglio di capelli, che ti coglie in fallo per qualunque piccolezza e che non da alcun peso alle tue giustificazioni. Non ha pudore ne vergogna e gli piace essere al centro dell'attenzione.
Una mattina (non ricordo l'anno, ma eravamo entrambi adolescenti), arrivando in albergo trovai davanti all'ingresso una crocchia di persone in attesa. Erano tutti ragazzi del posto che conoscevo bene. Mi dissero che stavano aspettando M.. Raccontarono che la sera precedente aveva avuto una discussione con un loro amico al quale aveva sferrato una paurosa testata in pieno volto, lasciandolo a terra stordito e sanguinante. Vidi il poveretto qualche giorno dopo e pareva la vittima di un incidente stradale. Non ricordo cosa dissi per convincerli a desistere e a tornare a casa ma ci riuscì. Allo stesso tempo pensavo che la cosa migliore da fare per M. fosse quella di fare i bagagli e partire. Non si possono fare le vacanze in un posto dove la popolazione locale ti da la caccia.
Quando lo vidi gli chiesi le necessarie spiegazioni. Mi disse che era stato costretto a farlo perchè l'altro aveva fatto dei commenti sul suo codino, o forse gli aveva rivolto soltanto uno sguardo di troppo. Non lo so più con certezza. Non sembrava affatto pentito del suo gesto. Ci fu un chiarimento o qualcosa di simile ma dopo qualche giorno partì e non tornò per un paio d'anni. Temevo che prima o poi si potesse mettere in qualche guaio più grosso e forse ci andò vicino. Alla lunga invece, si dimostrò un ragazzo molto in gamba. Era sveglio e pieno di iniziativa, lavorò per un paio d'anni in Spagna, poi col padre che, a giudicare dai suoi racconti, era una persona molto meno matura e responsabile di lui e infine aprì un locale che rivendette dopo averlo valorizzato. Ne aprì un secondo che gestisce tutt'ora insieme alla compagna. Hanno due figli, una femmina di 7 anni e un maschio di 4 ai quali si aggiunge la figlia sedicenne di lei sola. Sono senza ombra di dubbio una bella famiglia. Sarò sincero: mi ha sorpreso e si è guadagnato tutta la mia ammirazione.
Adesso i suoi soggiorni sono molto più brevi e lui deve conservare le energie per i bambini. Gliene rimangono comunque a sufficienza perchè continua a pretendere di portarmi fuori per farmi bere intrugli al di fuori della mia portata e io ho rinunciato da tempo a cercare scuse.

giovedì 23 aprile 2009

TV in camera

Sto passando al vaglio tutti i televisori nelle camere. Controllo l'inclinazione delle mensole, stringo le cinghie di sicurezza, inserisco le batterie nei telecomandi e verifico il loro funzionamento. Devo anche regolare il volume e bloccarlo su un livello adeguato, in modo che non possa disturbare i vicini di stanza. So per certo che più d'uno mi chiederà di alzarlo, anche considerando il fatto che adesso per le strade c'è ancora calma e silenzio. Non sarà più così tra qualche settimana. Inoltre, ci sono le persone anziane con l'udito inesorabilmente compromesso. Quelli che faticano più degli altri a seguire la tv sono anche quelli che stentano di più a rinunciarvi.
Uno dei pochi meriti che riconosco alla televisione negli alberghi è che rende spaziose anche le camere più anguste. Accendi la tv e quelle quattro mura si allargano, sembrano meno opprimenti. A dire la verità ci sarebbe un rimedio anche migliore: restarsene fuori, magari giocando a carte o chiacchierando con qualcuno tuttavia per molti è più facile rifugiarsi nelle vecchie abitudini domestiche. Guardare la televisione è una comoda scappatoia dalle occasioni di socializzazione. Allora perchè non un libro? Con i libri i muri non soltanto si allargano ma scompaiono. Tuttavia i libri sono meno ruffiani della tv e richiedono concentrazione e partecipazione. A queste condizioni, molti si rassegnerebbero a socializzare.
Un giorno mi piacerebbe mettere in pratica un'idea che mi accompagna da qualche anno: appendere in tutte le camere una piccola mensola e stiparla di volumi di vario genere, da acquistare appositamente ai mercatini dell'usato. Sarebbe divertente sceglierli. Lascerei la libertà di portarseli a casa, non sia mai che voglia privare qualcuno del piacere di sapere come va a finire una storia. Anche così, ci sarebbe sicuramente chi deciderebbe coscientemente di rubarli però mi darebbe meno fastidio del furto di asciugamani, portaceneri o telecomandi. Di contro, non capita spesso che qualcuno lasci un libro in albergo, anche perchè sono pochi quelli che ne portano. Non credo all'esistenza dei "lettori da vacanze", chi ama leggere lo fa sempre e in ferie lo fa molto di più ma chi non è lettore perchè dovrebbe diventarlo per una o due settimane all'anno? Comunque, è più facile che si dimentichino un giacchetto, un costume, un capo di biancheria o un paio di scarpe. L'anno scorso un cliente partì lasciando in camera tutte le scarpe: le aveva sistemate sotto il letto e lì sono rimaste. Una volta arrivato a casa ci ha telefonato pregando che gliele spedissimo per posta quanto prima. E' stato uno dei pacchi più grossi che ho dovuto fare.

sabato 18 aprile 2009

Pronto a ricominciare (o quasi)

Sono in corso gli ultimi preparativi. Tra una settimana saremo ufficialmente aperti. Si ricomincia anche se a volte ho l'impressione di non aver mai finito. E' come se l'inverno fosse passato senza lasciare tracce. Rivedo la sala da pranzo con tavoli e sedie al loro posto, il salone con i divani e la tv, il bar con i liquori sui ripiani e i bicchieri rovesciati sul banco e mi sembra che sia sempre stato così, che nulla sia stato toccato da quando l'ultimo cliente se ne è andato.
Molti pensano che sia un vergognoso privilegio poter disporre di tutti questi mesi di inattività. Dicono: "quattro o cinque mesi di lavoro e il resto dell'anno a non far niente...potessi farlo io!"
Non è proprio così. A parte il fatto che ho un altro lavoro che mi tiene impegnato durante l'inverno e di cui scriverò in seguito, la storia del "dolce far niente" è una favola. Ci sono i lavori di ristrutturazione e ammodernamento innanzitutto, la ricerca di nuovi contatti, la tenuta della corrispondenza, la cura della pubblicità, i necessari aggiornamenti (corsi, fiere, ecc.). Qualcuno ne approfitta per andare a lavorare in montagna o all'estero, soprattutto tra i più giovani (e volenterosi). Ad ogni modo, dopo aver lavorato ad alti ritmi per diversi mesi, senza pause e senza orari fissi, inseguiti da mille preoccupazioni e cercando di tenere tutto sotto controllo, ci si deve fermare un pò o almeno si deve rallentare. Certo, ci sono anche gli hotel annuali, come nelle città, ma si fanno i turni e i clienti ci vanno solo a dormire. Ho immaginato spesso come potrebbe essere gestire uno di quegli alberghi: come regalare un cane ad un domatore di leoni.
A volte mi ritrovo ad invidiare chi ha un lavoro regolare, con uno stipendio e il sabato e la domenica liberi. Penso che sia una vita più adatta a me. Il guaio è che riesco ad adeguarmi ad ogni situazione, ho un'innata capacità di sopportazione e una grande pazienza. Maledizione!

lunedì 13 aprile 2009

Perchè un blog?

Considerando che ormai tutti ne hanno uno, non vedo perchè dovrei provare a giustificarmi ma lo farò ugualmente, non sia mai che passi per uno snob.
Qualche anno addietro, preso da una particolare quanto insolita forma di disperazione, mi misi a scrivere resoconti di quanto avveniva tra le mura dell' albergo che gestisco con la mia famiglia. Dopodichè li inviai per posta elettronica ad alcuni amici con la segreta ambizione di convincerli che, qualunque fosse la loro situazione, c'era chi se la passava peggio. Era più che altro un modo per tenermi in contatto con gli altri dato che la "stagione" obbliga ad una sorta di esilio dalle frequentazioni più comuni e alla rinuncia a qualunque tipo di distrazione.
Con mia grande sorpresa quelli che io consideravo piccoli sfoghi e diversivi per alleggerire giornate lunghe, calde e sfibranti, ebbero un alto gradimento. Tutti si dicevano molto divertiti ed inoltravano i miei racconti a colleghi e amici. Ad un certo punto mi ritrovai ad avere un piccolo pubblico che aspettava le ultime notizie dal fronte delle vacanze. Se ci ripenso mi dispiaccio di non essere stato più costante e di avere via via abbassato la frequenza dei miei contributi fin quasi ad azzerarli. Mi sono arreso alla fatica, allo stress, alla frustrazione e al sonno arretrato.
Ho deciso di rinnovare quell'abitudine e di sostituire la posta elettronica con un blog. Sarà molto più facile e stimolante sia per chi scrive che per chi legge. Ovviamente non mi rivolgo più soltanto ai miei amici e questo fa una grande differenza.
Prima di concludere questa premessa tengo a precisare alcune cose.
Questo blog non vuole esaltare, difendere o solo scusare la categoria degli albergatori. Dalle mie parti si usa dire che gli albergatori sono sempre dietro a lamentarsi e a piangere miseria. E' assolutamente vero ma io non sono qui per questo. Come ognuno avrà modo di verificare, i miei lamenti non avranno ad oggetto il denaro, il meteo, la proliferazione delle alghe o l'erosione dell'arenile. Non è da sciocchezze simili che dipende la sanità fisica e mentale di chi fa questo mestiere, credetemi.
Questo blog non vuole ledere la privacy di nessuno, quella dei miei clienti innanzitutto. Non farò mai nomi, al massimo riporterò le iniziali oppure li inventerò. Per quanto concerne i nudi fatti invece, non lavorerò mai di fantasia perchè non ce ne sarà alcun bisogno.