Sono arrivati i primi clienti di quest'anno: la stagione è ufficialmente cominciata.
I primi ospiti e gli ultimi hanno un loro carattere emblematico. I primi sono quelli che ti mettono le manette, gli ultimi ti consegnano le chiavi per aprirle.
Questa volta è toccato ad un cliente abituale, così abituale da essere considerato per parecchio tempo un vero rompipalle. M. è mio coetaneo e viene da noi da quando era bambino. Inizialmente veniva accompagnato dai nonni e dal suo fratello gemello T. (gemelli eterozigoti, perciò non identici), poi ha continuato a venire anche da solo o con la fidanzata di turno. Per molti anni è stato il mio incubo personale. Contavo i giorni prima del suo arrivo e poi quelli prima della sua partenza. Il periodo coincidente con il suo soggiorno era il più stressante e sfiancante di tutta l'estate. Dovevo andare a correre con lui sulla spiaggia di buon mattino e la sera accompagnarlo a bere o a mangiare in giro per locali. Se appena provavo a balenare una scusa per evitarlo, non esitava a biasimarmi in pubblico. Non credo abbia mai veramente preso sul serio il fatto che dovessi lavorare. M. è il tipo di persona che ha sempre la battuta pronta, che commenta sarcasticamente il modo in cui si è vestiti o il taglio di capelli, che ti coglie in fallo per qualunque piccolezza e che non da alcun peso alle tue giustificazioni. Non ha pudore ne vergogna e gli piace essere al centro dell'attenzione.
Una mattina (non ricordo l'anno, ma eravamo entrambi adolescenti), arrivando in albergo trovai davanti all'ingresso una crocchia di persone in attesa. Erano tutti ragazzi del posto che conoscevo bene. Mi dissero che stavano aspettando M.. Raccontarono che la sera precedente aveva avuto una discussione con un loro amico al quale aveva sferrato una paurosa testata in pieno volto, lasciandolo a terra stordito e sanguinante. Vidi il poveretto qualche giorno dopo e pareva la vittima di un incidente stradale. Non ricordo cosa dissi per convincerli a desistere e a tornare a casa ma ci riuscì. Allo stesso tempo pensavo che la cosa migliore da fare per M. fosse quella di fare i bagagli e partire. Non si possono fare le vacanze in un posto dove la popolazione locale ti da la caccia.
Quando lo vidi gli chiesi le necessarie spiegazioni. Mi disse che era stato costretto a farlo perchè l'altro aveva fatto dei commenti sul suo codino, o forse gli aveva rivolto soltanto uno sguardo di troppo. Non lo so più con certezza. Non sembrava affatto pentito del suo gesto. Ci fu un chiarimento o qualcosa di simile ma dopo qualche giorno partì e non tornò per un paio d'anni. Temevo che prima o poi si potesse mettere in qualche guaio più grosso e forse ci andò vicino. Alla lunga invece, si dimostrò un ragazzo molto in gamba. Era sveglio e pieno di iniziativa, lavorò per un paio d'anni in Spagna, poi col padre che, a giudicare dai suoi racconti, era una persona molto meno matura e responsabile di lui e infine aprì un locale che rivendette dopo averlo valorizzato. Ne aprì un secondo che gestisce tutt'ora insieme alla compagna. Hanno due figli, una femmina di 7 anni e un maschio di 4 ai quali si aggiunge la figlia sedicenne di lei sola. Sono senza ombra di dubbio una bella famiglia. Sarò sincero: mi ha sorpreso e si è guadagnato tutta la mia ammirazione.
Adesso i suoi soggiorni sono molto più brevi e lui deve conservare le energie per i bambini. Gliene rimangono comunque a sufficienza perchè continua a pretendere di portarmi fuori per farmi bere intrugli al di fuori della mia portata e io ho rinunciato da tempo a cercare scuse.
I primi ospiti e gli ultimi hanno un loro carattere emblematico. I primi sono quelli che ti mettono le manette, gli ultimi ti consegnano le chiavi per aprirle.
Questa volta è toccato ad un cliente abituale, così abituale da essere considerato per parecchio tempo un vero rompipalle. M. è mio coetaneo e viene da noi da quando era bambino. Inizialmente veniva accompagnato dai nonni e dal suo fratello gemello T. (gemelli eterozigoti, perciò non identici), poi ha continuato a venire anche da solo o con la fidanzata di turno. Per molti anni è stato il mio incubo personale. Contavo i giorni prima del suo arrivo e poi quelli prima della sua partenza. Il periodo coincidente con il suo soggiorno era il più stressante e sfiancante di tutta l'estate. Dovevo andare a correre con lui sulla spiaggia di buon mattino e la sera accompagnarlo a bere o a mangiare in giro per locali. Se appena provavo a balenare una scusa per evitarlo, non esitava a biasimarmi in pubblico. Non credo abbia mai veramente preso sul serio il fatto che dovessi lavorare. M. è il tipo di persona che ha sempre la battuta pronta, che commenta sarcasticamente il modo in cui si è vestiti o il taglio di capelli, che ti coglie in fallo per qualunque piccolezza e che non da alcun peso alle tue giustificazioni. Non ha pudore ne vergogna e gli piace essere al centro dell'attenzione.
Una mattina (non ricordo l'anno, ma eravamo entrambi adolescenti), arrivando in albergo trovai davanti all'ingresso una crocchia di persone in attesa. Erano tutti ragazzi del posto che conoscevo bene. Mi dissero che stavano aspettando M.. Raccontarono che la sera precedente aveva avuto una discussione con un loro amico al quale aveva sferrato una paurosa testata in pieno volto, lasciandolo a terra stordito e sanguinante. Vidi il poveretto qualche giorno dopo e pareva la vittima di un incidente stradale. Non ricordo cosa dissi per convincerli a desistere e a tornare a casa ma ci riuscì. Allo stesso tempo pensavo che la cosa migliore da fare per M. fosse quella di fare i bagagli e partire. Non si possono fare le vacanze in un posto dove la popolazione locale ti da la caccia.
Quando lo vidi gli chiesi le necessarie spiegazioni. Mi disse che era stato costretto a farlo perchè l'altro aveva fatto dei commenti sul suo codino, o forse gli aveva rivolto soltanto uno sguardo di troppo. Non lo so più con certezza. Non sembrava affatto pentito del suo gesto. Ci fu un chiarimento o qualcosa di simile ma dopo qualche giorno partì e non tornò per un paio d'anni. Temevo che prima o poi si potesse mettere in qualche guaio più grosso e forse ci andò vicino. Alla lunga invece, si dimostrò un ragazzo molto in gamba. Era sveglio e pieno di iniziativa, lavorò per un paio d'anni in Spagna, poi col padre che, a giudicare dai suoi racconti, era una persona molto meno matura e responsabile di lui e infine aprì un locale che rivendette dopo averlo valorizzato. Ne aprì un secondo che gestisce tutt'ora insieme alla compagna. Hanno due figli, una femmina di 7 anni e un maschio di 4 ai quali si aggiunge la figlia sedicenne di lei sola. Sono senza ombra di dubbio una bella famiglia. Sarò sincero: mi ha sorpreso e si è guadagnato tutta la mia ammirazione.
Adesso i suoi soggiorni sono molto più brevi e lui deve conservare le energie per i bambini. Gliene rimangono comunque a sufficienza perchè continua a pretendere di portarmi fuori per farmi bere intrugli al di fuori della mia portata e io ho rinunciato da tempo a cercare scuse.
Ho capito chi è M. e ricordo l'episodio...fantastico!!! Bei tempi andati...
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