lunedì 22 agosto 2011

Al mare per lasciarsi andare


Perchè la gente va in vacanza? Per qualcuno, andare in vacanza peggiora soltanto le cose. Meglio farebbe a restarsene a casa: risparmierebbe denaro e ne guadagnerebbe in salute. Infatti ci sono persone che, private delle proprie abitudini e fuori dalla solita routine, non sanno gestirsi. Magari vengono qui perchè lo hanno promesso a qualche amico giacchè, se fosse per loro, non si prenderebbero il disturbo di fare centinaia di chilometri in auto per arrivare al mare, un luogo in cui evidentemente non hanno la più pallida idea di come muoversi.
C'è questa coppia di Milano che - non saprei come dire - non passa inosservata.  Lei peserà almeno 130 chili, porta occhiali con spesse lenti da miope e ha l'alopecia. Ha sempre in mano il cellulare da cui invia e riceve decine di sms. Lui non si può definire grasso ma gira con un'enorme anguria sotto la maglietta: ha un ventre così prominente e così rotondo che pare dovergli cadere e rotolare sul pavimento in qualunque momento.
La pancia è il particolare più evidente ma le mani sono quello più impressionante: le unghie sono come marcite, completamente seccate e ritirate dentro la carne, e le dita sono quasi del tutto spellate. Sembrano le mani di chi si è fatto strada verso la superficie da sotto una montagna di sabbia e sassi. Dice che qui al mare sono peggiorate e che non sa più come fare. Per lui è un problema anche salutare le altre persone perchè quando porge la mano tutti si irrigidiscono, come se fossero invitati a toccare la carogna di qualche animale.

Qualche sera fa eravamo tutti in terrazza per una degustazione serale di cozze alla marinara. Io ero l'addetto al pentolone e distribuivo piatti di plastica pieni di mitili sugosi e fette di limone. L'appuntamento era per le 22,30 ma molti hanno preso posto fuori subito dopo cena, per non correre rischi...
In mezz'ora il pentolone si è svuotato: anche il cinese del negozio di fronte ha preteso la sua razione: è spuntato alle mie spalle allungato un braccio al di sopra del pitosforo che circonda la terrazza ripetendo "glazie! glazie!" e emettendo quelle tipiche risatine da cinese. Gli ho riempito il piatto di carta e l'ho rispedito al suo negozio.
Il milanese di cui sopra mi ha marcato stretto fin dall'inizio. E' rimasto sempre al mio fianco riempiendo il piatto almeno 3 volte. Stessa tattica con il vino. Alla fine ho dovuto intimargli l'alt altrimenti qualche altro cliente sarebbe rimasto a bocca asciutta. Mi ha chiesto scusa, dispiacendosi di non essersi saputo controllare. In quel momento mi ha fatto tenerezza. Ma il mondo è pieno di persone ciniche e insensibili e un romano che sedeva lì vicino e che aveva osservato la scena se ne è uscito con: " mò ce starebbe bbene mezzo cocomero!" e mi fissava ammiccando verso il tizio panciuto alle mie spalle.

Fin dal primo giorno la "strana coppia" ha sempre saltato qualche pasto e non sapevo spiegarmi il perchè. Uno s'immagina che due individui di quella stazza si diano da fare a tavola. Di sicuro erano molto accordi nel bere perchè ogni giorno mi domandavano a quanto ammontasse il conto delle bevande.
Un pomeriggio li vedo rientrare in albergo con una busta del supermercato dentro cui si intravedeva una confezione di cartone da 1 litro di vino bianco. Lui la teneva lungo il fianco per cercare di passare inosservato e io naturalmente ho fatto finta di nulla. Capita spesso che i clienti si portino in camera bevande acquistate fuori e succede anche che qualcuno se le porti a tavola...ma lasciamo perdere.
Due giorni dopo le buste sono diventate due ed erano piene di confezioni di vino. Questa volta era più difficile nasconderle e il nostro si è limitato ad affrettare il passo verso l'ascensore.
Una delle cameriere ai piani mi ha riferito che trovava sempre mucchi di cartoni di vino vuoti nella loro stanza.
Una sera, trascorsa la mezzanotte e terminata l'ennesima lunghissima giornata di lavoro, mi sono avviato alla macchina per tornare a casa. Avevo parcheggiato in una strada laterale da cui, grazie ad uno scorcio tra gli altri edifici circostanti, avevo una visuale del lato posteriore dell'hotel. C'era un'unica finestra ancora illuminata, quella della loro camera. Non ho potuto fare a meno di immaginarli sdraiati sul letto a bere vino scadente dal cartone mentre fissavano la tv senza guardarla davvero...

Questo è il secondo anno che vengono da noi. Sono aggregati ad una compagnia di altri amici (?) che per lo più li trascura, se non li ignora del tutto. Le signore (tutte intorno ai 50) parlano di calcio, di telefonini e di Facebook e soprattutto quando si toccano gli argomenti sportivi riescono ad essere di una volgarità rivoltante. Abbaiano contro chiunque osi soltanto contestare le loro argomentazioni, come capita a chi è seduto allo stadio in uno stato di tensione perenne. Basti aggiungere che in occasione del Trofeo Tim e del Trofeo Berlusconi, sono scese a cena indossando le magliette del Milan (una celebrava l'ultimo scudetto e recitava Milan is all in) e poi piazzandosi in prima fila davanti alla tv per dare sfogo a tutto il loro repertorio.
Hanno tatuaggi che risalgono a vent'anni fa, quando la moda ha iniziato a dilagare, e che ora sembrano dover scivolare via su quelle carni flaccide.
Tutto considerato, preferisco i due coniugi extra-large. Almeno non hanno quella boria e quell'arroganza (e lui è juventino come me). E poi un giorno - era un tardo pomeriggio - tornando al lavoro e parcheggiando la macchina nello stesso punto in cui si trovava quella sera, ho di nuovo puntato lo sguardo verso la finestra della loro camera: l'uomo incinto di un cocomero era seduto sul balcone e aveva un libro sulle ginocchia. Sembrava molto rilassato e attento e io sarei rimasto lì a guardarlo tanto m'ispirava serenità. Succede sempre quando vedo qualcuno (sempre più raramente, ahimè) assorto nella lettura.
Quando sono partiti, gli ho pure stretto la mano.

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