They're not so bad as they appear(Yo La Tengo, Season Of The Shark)
could it be
that it's the season of the shark
Ho già avuto modo di osservare che luglio è il mese più difficile a causa del tipo di clientela che si concentra in questo periodo della stagione.
Se agosto assomiglia ad una grossa balena che va accompagnata in mare aperto, stando ben attenti ad evitare improvvisi colpi di coda, luglio è uno squalo che ci nuota intorno mettendo a dura prova i nostri nervi.
Ci sono tutti questi pensionati che non fanno altro che uscire e rientrare in albergo, perchè hanno dimenticato qualcosa o perchè non sanno decidere se sia meglio andare in spiaggia, restare in albergo o prendere le biciclette.
Qualcuno ha la mascella serrata e il passo del chirurgo atteso in sala operatoria per un intervento delicatissimo. E' inutile rivolgergli la parola. Altri sono l'esatto contrario: ti braccano ovunque per poter scambiare "due chiacchiere".
M. da Arezzo è impareggiabile in tal senso. Si tratta di un caso così particolare che sono arrivato a credere di aver individuato una nuova malattia. In genere danno il Nobel per cose come questa.
Che pensereste di uno che, il primo giorno vi racconta cosa farà in tutti i giorni successivi e,l'ultimo vi ripete quello che ha fatto in tutti i giorni precedenti? Quando poi si trova a metà strada è un continuo saltare tra passato e futuro, un esercizio davvero impressionante.
Una sera me ne stavo andando a casa e l'ho salutato mentre uscivo. Lui era seduto ad uno dei tavolini della terrazza a fumare l'ennesima sigaretta. Sapevo che non me la sarei cavata con una semplice "buonanotte" o un "ci vediamo domani" e avevo messo in conto almeno 5 minuti di monologo forward/rewind sulla sua vacanza. Ogni tanto mi allontanavo di un passo, con tutte le tipiche mosse di chi "proprio deve andare": allargare le braccia, estrarre le chiavi della macchina dalle tasche, piegarsi all'indietro con la mani puntate sulle reni e una smorfia di dolore, sbadigliare in modo educato ma inequivocabile, ecc.. M. non sembrava accorgersi di nulla e continuava a parlare. I 5 minuti erano ormai trascorsi e, un passo dopo l'altro, ero ormai arrivato dall'altra parte della strada ma quello non mollava, aveva solo aumentato il tono della voce e lo stesso avevo fatto io. La conversazione proseguiva ad una distanza di 25-30 metri. Ad un certo punto mi sono accorto che i passanti dell'ultima ora ci guardavano in modo strano. M. aveva allungato il collo per guardarmi oltre i rami delle piante che delimitano la terrazza. Ancora qualche passo e l'avrei costretto ad alzarsi in piedi. Non è stato necessario. Non so come ma sono riuscito a congedarmi una volta per tutte, senza nemmeno sentirmi troppo sollevato peraltro. L'indomani si sarebbe ricominciato da capo.
M. è soltanto uno dei tanti e neanche il peggiore. Ognuno ha le proprie peculiarità che meriterebbero una disamina appropriata. A volte agiscono anche in gruppo, pur se in modo del tutto casuale e non predeterminato. Come quando qualcuno di loro decide di chiedere il ghiaccio a tavola. Gli altri seguono a ruota. Capirai, con questi caldi ... I frigoriferi faticano più del solito e la refrigerazione non è al solito livello quindi c'è bisogno di un aiuto supplementare. Però, se si ha una certa età e non si è abituati, si può andare incontro a spiacevoli inconvenienti, come una congestione nel cuore della notte che li fa contorcere e rivoltare su se stessi, come pesci finiti in una secca. E' quello appena accaduto a U., vedovo "riaccompagnato" con una signora italo-americana, vedova anch'ella. Lei continua a chiedere il ghiaccio perchè negli Stati Uniti è un'abitudine diffusa consumare le bevande così quindi, possiamo ben dirlo, è temprata al punto giusto. Lui invece no e fatica a mandarla giù.
Anche M. aveva i suoi riti per cercare di dissetarsi. Era sempre al bar a chiedere un bicchiere d'acqua. Si vantava di bere almeno due litri di acqua al giorno ma poi lo si poteva osservare in precipitose corse alla toilette con il volto deformato dalla sofferenza. Cominciava a slacciare cintura e pantaloni appena varcata la soglia d' ingresso, passando davanti al banco del ricevimento si informava se il bagno fosse occupato, incurante della risposta, qualunque essa fosse, e vi si precipitava dentro lasciandosi la porta aperta alle spalle e rendendo tutti partecipi dell'operazione. Il salone rimbombava dello scroscio della sua pipì e, quando potevo, accorrevo ad aprire l'acqua del rubinetto del bar per camuffare l'effetto.
Per non parlare di G., la vedova italiana emigrata in Svizzera che rende la semplice ordinazione di una bottiglia d'acqua una tortura psicologica degna dei peggiori carcerieri vietnamiti. Lo svolgimento è il seguente:
ordina una bottiglia d'acqua al bar
se ne fa versare un bicchiere o anche due
ti chiede di rimettere la bottiglia d'acqua in frigorifero ma, all'ora dei pasti...
di portarla a tavola poi, dopo mangiato...
riportarla al bar per il momento in cui andrà a dormire (non prima di versarne 1-2 bicchieri).
Quando invece ordina l'acqua a tavola, bisogna fare il percorso inverso, se riuscite a capire quale sia.
Insomma, è tutto un via-vai di bottiglie (con il suo nome scritto sopra, altrimenti siamo fottuti) tra frigoriferi, tavoli e bar; quando arriva il momento di pagare a fine giornata (G. pretende di saldare ogni giorno le spese extra), i conti non tornano mai anche perchè si ostina a tenere a mente tutte le sue ordinazioni ma spesso confonde quello che ha preso il giorno prima con quello che ha preso il giorno corrente. Quando poi arrivano la figlia e la nipote e chiedono di addebitare loro qualche ordinazione, si aprono ricostruzioni su "chi e quando ha preso cosa" degne del miglior Poirot alla fine di un giallo di Agatha Christie. Solo che non si trova mai l'assassino. Di sicuro c'è solo il morto e porta i segni di un morso di squalo sulla carne!
Ci sono tutti questi pensionati che non fanno altro che uscire e rientrare in albergo, perchè hanno dimenticato qualcosa o perchè non sanno decidere se sia meglio andare in spiaggia, restare in albergo o prendere le biciclette.
Qualcuno ha la mascella serrata e il passo del chirurgo atteso in sala operatoria per un intervento delicatissimo. E' inutile rivolgergli la parola. Altri sono l'esatto contrario: ti braccano ovunque per poter scambiare "due chiacchiere".
M. da Arezzo è impareggiabile in tal senso. Si tratta di un caso così particolare che sono arrivato a credere di aver individuato una nuova malattia. In genere danno il Nobel per cose come questa.
Che pensereste di uno che, il primo giorno vi racconta cosa farà in tutti i giorni successivi e,l'ultimo vi ripete quello che ha fatto in tutti i giorni precedenti? Quando poi si trova a metà strada è un continuo saltare tra passato e futuro, un esercizio davvero impressionante.
Una sera me ne stavo andando a casa e l'ho salutato mentre uscivo. Lui era seduto ad uno dei tavolini della terrazza a fumare l'ennesima sigaretta. Sapevo che non me la sarei cavata con una semplice "buonanotte" o un "ci vediamo domani" e avevo messo in conto almeno 5 minuti di monologo forward/rewind sulla sua vacanza. Ogni tanto mi allontanavo di un passo, con tutte le tipiche mosse di chi "proprio deve andare": allargare le braccia, estrarre le chiavi della macchina dalle tasche, piegarsi all'indietro con la mani puntate sulle reni e una smorfia di dolore, sbadigliare in modo educato ma inequivocabile, ecc.. M. non sembrava accorgersi di nulla e continuava a parlare. I 5 minuti erano ormai trascorsi e, un passo dopo l'altro, ero ormai arrivato dall'altra parte della strada ma quello non mollava, aveva solo aumentato il tono della voce e lo stesso avevo fatto io. La conversazione proseguiva ad una distanza di 25-30 metri. Ad un certo punto mi sono accorto che i passanti dell'ultima ora ci guardavano in modo strano. M. aveva allungato il collo per guardarmi oltre i rami delle piante che delimitano la terrazza. Ancora qualche passo e l'avrei costretto ad alzarsi in piedi. Non è stato necessario. Non so come ma sono riuscito a congedarmi una volta per tutte, senza nemmeno sentirmi troppo sollevato peraltro. L'indomani si sarebbe ricominciato da capo.
M. è soltanto uno dei tanti e neanche il peggiore. Ognuno ha le proprie peculiarità che meriterebbero una disamina appropriata. A volte agiscono anche in gruppo, pur se in modo del tutto casuale e non predeterminato. Come quando qualcuno di loro decide di chiedere il ghiaccio a tavola. Gli altri seguono a ruota. Capirai, con questi caldi ... I frigoriferi faticano più del solito e la refrigerazione non è al solito livello quindi c'è bisogno di un aiuto supplementare. Però, se si ha una certa età e non si è abituati, si può andare incontro a spiacevoli inconvenienti, come una congestione nel cuore della notte che li fa contorcere e rivoltare su se stessi, come pesci finiti in una secca. E' quello appena accaduto a U., vedovo "riaccompagnato" con una signora italo-americana, vedova anch'ella. Lei continua a chiedere il ghiaccio perchè negli Stati Uniti è un'abitudine diffusa consumare le bevande così quindi, possiamo ben dirlo, è temprata al punto giusto. Lui invece no e fatica a mandarla giù.
Anche M. aveva i suoi riti per cercare di dissetarsi. Era sempre al bar a chiedere un bicchiere d'acqua. Si vantava di bere almeno due litri di acqua al giorno ma poi lo si poteva osservare in precipitose corse alla toilette con il volto deformato dalla sofferenza. Cominciava a slacciare cintura e pantaloni appena varcata la soglia d' ingresso, passando davanti al banco del ricevimento si informava se il bagno fosse occupato, incurante della risposta, qualunque essa fosse, e vi si precipitava dentro lasciandosi la porta aperta alle spalle e rendendo tutti partecipi dell'operazione. Il salone rimbombava dello scroscio della sua pipì e, quando potevo, accorrevo ad aprire l'acqua del rubinetto del bar per camuffare l'effetto.
Per non parlare di G., la vedova italiana emigrata in Svizzera che rende la semplice ordinazione di una bottiglia d'acqua una tortura psicologica degna dei peggiori carcerieri vietnamiti. Lo svolgimento è il seguente:
ordina una bottiglia d'acqua al bar
se ne fa versare un bicchiere o anche due
ti chiede di rimettere la bottiglia d'acqua in frigorifero ma, all'ora dei pasti...
di portarla a tavola poi, dopo mangiato...
riportarla al bar per il momento in cui andrà a dormire (non prima di versarne 1-2 bicchieri).
Quando invece ordina l'acqua a tavola, bisogna fare il percorso inverso, se riuscite a capire quale sia.
Insomma, è tutto un via-vai di bottiglie (con il suo nome scritto sopra, altrimenti siamo fottuti) tra frigoriferi, tavoli e bar; quando arriva il momento di pagare a fine giornata (G. pretende di saldare ogni giorno le spese extra), i conti non tornano mai anche perchè si ostina a tenere a mente tutte le sue ordinazioni ma spesso confonde quello che ha preso il giorno prima con quello che ha preso il giorno corrente. Quando poi arrivano la figlia e la nipote e chiedono di addebitare loro qualche ordinazione, si aprono ricostruzioni su "chi e quando ha preso cosa" degne del miglior Poirot alla fine di un giallo di Agatha Christie. Solo che non si trova mai l'assassino. Di sicuro c'è solo il morto e porta i segni di un morso di squalo sulla carne!
M.da Arezzo dev'essere puro spasso!
RispondiElimina:D
La G. invece è matta da legare!
:D :D :D
Fantastico :D
"Spasso" è una parola grossa...alla fine devo cercare di controllare gli istinti omicidi che spingono per uscire...meglio allora scriverci sopra ed esorcizzare così il rischio.
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