L'altra sera un uomo è stramazzato al suolo mentre stava ballando in strada nel corso di una delle feste danzanti settimanali all'aperto che sono organizzate dagli albergatori e da altri esercenti commerciali. A quanto ho saputo aveva 64 anni . Il caldo afoso, una ricca cena e uno sforzo fisico eccessivo devono essere risultati fatali per una persona che, evidentemente, aveva già qualche problema. Sul posto erano presenti degli infermieri di professione (non in servizio) che le hanno provate tutte per rianimare il poveraccio ancor prima che arrivassero gli operatori sanitari del pronto intervento.
La festa danzante è finita in quel momento e tutti se ne sono andati dopo che l'ambulanza è partita verso l'ospedale. Mi pare un fatto da rimarcare in tempi in cui i telegiornali non mancano di osservare come i bagnanti indifferenti restano a prendere il sole in spiaggia dopo che qualcuno ci è rimasto, affogato in mare o schiantato dal solleone.
I commenti dei filosofi della scuola rivierasca (persone del posto abituate e vederne di tutti i colori e solite ad indulgere in accurate riflessioni) si sono fondati sulla teoria del "tirare troppo la corda": che cosa ci si sarebbe potuti aspettare dopo tre giorni consecutivi di festeggiamenti sfrenati per la Notte Rosa?
Gli Antichi Greci affermavano che, per trovare la felicità, gli uomini non dovessero fare altro che conoscere se stessi e non oltrepassare i propri limiti. In certi casi una simile raccomandazione basta a garantire la mera sopravvivenza ma, a quanto pare, non è seguita come meriterebbe.
In effetti quest'anno gli organizzatori della Notte Rosa hanno voluto alzare l'asticella. Invece di una sola nottata di festeggiamenti, un fine settimana. E per l'anno prossimo c'è già chi ha rilanciato con un' intera settimana!
La conta dei danni del "giorno dopo" è stata proporzionale. Il fatto più clamoroso (anche se meno trucido) è stato il sequestro del Cristo in Croce ligneo fuori da una parrocchia di Riccione da parte di un gruppo di giovanotti euforici che l'hanno poi portato "in processione" per le vie cittadine fino alla spiaggia, dove sono stati fermati dai Carabinieri. Il sacerdote della parrocchia interessata si è recato personalmente in caserma per recuperare la statua trasportandola sulle spalle fino a destinazione, in una sorta di penitenza che avrebbe dovuto servire da espiazione per il peccato commesso. Lo stesso sacerdote ha colto l'occasione per dire la sua su tutta la faccenda e ha osservato che si finisce per criticare e condannare i giovani per un evento organizzato, gestito e sfruttato dagli adulti. Se sono questi ultimi a soffiare sulla fiamma dello sballo e della trasgressione, per evidenti fini economici, perchè poi ci si dovrebbe lamentare delle conseguenze e prendersela con i giovani? Infatti, a chi sosteneva la tesi della ragazzata (genitori dei blasfemi in primis) il giudice ha risposto con la condanna ad otto mesi di reclusione, con la pena sospesa per essere tutti gli interessati ancora incensurati. Tanto per far capire dove si trova il limite.
Gli Antichi Greci affermavano che, per trovare la felicità, gli uomini non dovessero fare altro che conoscere se stessi e non oltrepassare i propri limiti. In certi casi una simile raccomandazione basta a garantire la mera sopravvivenza ma, a quanto pare, non è seguita come meriterebbe.
In effetti quest'anno gli organizzatori della Notte Rosa hanno voluto alzare l'asticella. Invece di una sola nottata di festeggiamenti, un fine settimana. E per l'anno prossimo c'è già chi ha rilanciato con un' intera settimana!
La conta dei danni del "giorno dopo" è stata proporzionale. Il fatto più clamoroso (anche se meno trucido) è stato il sequestro del Cristo in Croce ligneo fuori da una parrocchia di Riccione da parte di un gruppo di giovanotti euforici che l'hanno poi portato "in processione" per le vie cittadine fino alla spiaggia, dove sono stati fermati dai Carabinieri. Il sacerdote della parrocchia interessata si è recato personalmente in caserma per recuperare la statua trasportandola sulle spalle fino a destinazione, in una sorta di penitenza che avrebbe dovuto servire da espiazione per il peccato commesso. Lo stesso sacerdote ha colto l'occasione per dire la sua su tutta la faccenda e ha osservato che si finisce per criticare e condannare i giovani per un evento organizzato, gestito e sfruttato dagli adulti. Se sono questi ultimi a soffiare sulla fiamma dello sballo e della trasgressione, per evidenti fini economici, perchè poi ci si dovrebbe lamentare delle conseguenze e prendersela con i giovani? Infatti, a chi sosteneva la tesi della ragazzata (genitori dei blasfemi in primis) il giudice ha risposto con la condanna ad otto mesi di reclusione, con la pena sospesa per essere tutti gli interessati ancora incensurati. Tanto per far capire dove si trova il limite.
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