sabato 31 luglio 2010

Serve una guida?


Ho appena finito di leggere "101 cose a fare in Romagna almeno una volta nella vita" di Elisa Genghini. L'intenzione era quella di testare le mie conoscenze al riguardo, anche considerando il fatto che, da un albergatore, ci si aspettano sempre buoni consigli su cosa fare, cosa vedere, dove andare (o non andare) durante il soggiorno in riviera. Dato che per tutta l'estate non metto il collo fuori da queste mura, non è poi così scontato che sia in grado di fornire indicazioni sicure e aggiornate. Molte cose sono fruibili solo in questa stagione e se non si ha modo di testarle di persona che razza di consigli si possono mai dare? Ci si deve fidare delle impressioni di amici e conoscenti, quelli che che hanno il tempo di uscire e spassarsela nei locali, nei ristoranti, nelle sagre, nei parchi....
Per chi fa un lavoro normale l'estate è una miniera di occasioni e fonte di molte soddisfazioni. Queste persone spesso maledicono il turista, il traffico che aumenta, le code in ogni negozio o ufficio dove solitamente non si trova nessuno, ma sono sempre pronte ad approfittare delle occasioni di divertimento e di svago che la stagione propone. Inoltre, il romagnolo di costa si vanta di sapere quali siano i posti giusti in cui andare, i ristoranti dove si mangia meglio, le spiaggie più accoglienti e meglio frequentate. Ognuno ne sa sempre più degli altri e sull'argomento si accendono discussioni che possono durare anche un'intera serata.  E' un istinto innato, che si è formato nel corso del tempo attraverso le generazioni. Anche chi non esce mai di casa si sente in diritto di consigliare a destra e a manca e di far pesare il proprio giudizio, proprio perchè ha affrontato decine di discussioni sull'argomento e bene o male, si è formato una piccola cultura.
Siccome tutto è già stato provato, l'unica discriminante di una certa importanza è quella della "tendenza", o della moda. Il romagnolo è particolarmente sensibile a questo aspetto anzi, diciamo pure che ne è vittima in maniera vergognosa. La riviera, essendo un luogo aperto al turismo di massa, non può fare a meno dei tormentoni, delle icone, dei riti. Il "fai da te" non è ben visto e chi va contro corrente ha vita dura. A meno che "andare controcorrente" non sia una tattica ben precisa per seguire la corrente.


Tornando alla guida, non posso dire che la lettura mi sia dispiaciuta ma...ci sono un sacco di "ma". Innanzitutto si nomina Bologna una volta di troppo. La Romagna è cosa troppo seria per essere considerata meta d'evasione di chi è impegnato altrove per studio o lavoro, (soprattutto se si tratta del capoluogo emiliano).
Scrivere guide turistiche è faticoso ed impegnativo, altrimenti non si comprende perchè costino così tanto. Lo sforzo maggiore non è tanto quello di mettere su carta le informazioni bensì quello di cercarle e verificarle. Non voglio schiacciare troppo sul pedale della critica perchè risulta evidente che "101 cose da fare in Romagna..." non è la classica guida didascalica ma un racconto dei luoghi, delle persone e degli aspetti della romagnolità e come tale va inteso e goduto. Però, in qualche circostanza,  sarebbe stato meglio fornire meno commenti e più informazioni. E poi, l'autrice mi scuserà, 27 anni sono troppo pochi per filosofeggiare su questa terra che ne ha viste (e continua a vederne) di tutti i colori. Se avesse aspettato almeno 10 anni le avrei concesso maggior credito. Non mi sembra una grande idea affidarsi ai ricordi d'infanzia e ai consigli del babbo per redigere una guida ma torniamo sempre allo stesso punto: se più che informare si vuole intrattenere, ci può stare tutto.

Se si confrontano i numeri delle presenze turistiche in Romagna con quelli delle vendite di guide sulla stessa, credo che ci si imbatterebbe in uno dei rapporti più bassi in assoluto. Ogni anno passano da qua milioni di turisti e quante guide sono vendute? Forse qualche decina. Non mi ricordo di nessuno che sia entrato qui con una guida in mano, tranne forse qualche tedesco o qualche inglese che stavano girando l'Italia.
Provato a proporre alla famigliola milanese o romana che hanno appena finito di imbottire l'auto di valigie, sacche, borsoni, canotti gonfiabili, ecc. di portarsi dietro un bel volume sulla Romagna e poi  scattate un'istantanea delle loro facce.
Quasi tutto vengono qui per "passare le vacanze", non per scoprire le bellezze e le caratteristiche dei luoghi. Ci sono abbastanza cose da fare per tenersi impegnati per tutta la giornata e anche per tutta la notte quindi perchè andare alla ricerca di alternative che possono rivelarsi di una noia mortale?
C'è stato un tempo in cui la visita ai borghi e ai monumenti era riservata alle eventuali quanto scongiurabili giornate di pioggia, ormai abbiamo abbastanza centri commerciali per evitare anche questo incomodo.

Tutto sommato, non ho riscontrato grosse lacune nella mia preparazione. Non conosco molto delle zone di Ravenna o Forlì ma chi viene nel riminese non si spinge così lontano per eventuali gite o visite.
L'ultimo cliente che mi ha chiesto dei consigli è stato un signore veneto di mezza età che doveva essere un giornalista o qualcuno che lavora nell'ambito dell'informazione (sulla carta d'identità, alla voce professione, era riportato "pubblicista"). Si è fermato solo tre giorni ma, a quanto ho potuto capire, era venuto appositamente per vedere la zona "Marano" di Riccione, il tratto di lungomare che da alcuni anni è diventato un punto di riferimento per la vita notturna e di cui, evidentemente, aveva sentito molto parlare. Nel domandarmi chiarimenti e indicazioni sembrava che si riferisse ad una misteriosa regione della foresta alluvionale e valutava con grandissima attenzione ogni mio suggerimento. In effetti, ad osservarlo bene, aveva un non so che da antropologo o esploratore: guidava una Range Rover (non quella chic-snob-cult che siamo abituati a vedere sulle strade, bensì un modello più datato e adatto ai percorsi fuori-strada) dalla quale ha scaricato pesanti sacche di attrezzatura che, ci scommetto, contenevano anche un fucile da elefante con relative munizioni. Inoltre, indossava il classico gilè color kaki multitasca, quelli in vendita con il siero anti-veleno incluso.
Dopo aver esplorato la zona Marano mi ha chiesto informazioni su Aquafan, la regione delle grandi piscine, e vi si è recato senza indugio. La sua prima constatazione è stata: "ero sicuramente la persona più anziana presente" e immagino che l'abbia vergata con dovizia sul suo taccuino. Ci tenevo ad indicargli anche altri posti dove avrebbe potuto osservare varie specie di vacanziero romagnolo in cattività ed è quello che ho fatto. Non so se abbia effettivamente seguito tutti i miei consigli ma so che se ne è andato soddisfatto e che ci ha fatto i complimenti per la cucina. Forse, uno di questi giorni, in qualche notiziario locale veneto andrà in onda un servizio sulla riserva della Riviera Romagnola con il nostro amico che commenta accucciato dietro un frigo di gelati mentre un bambino ciccione viene sparato di pancia da uno scivolo causando un esplosione in piscina.
Sarei curioso di vederlo.

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